Visite annullate, prenotazioni impossibili, il dramma dei pazienti di Sassari che aspettano le cure: “Non si muore solo di coronavirus”

I pazienti aspettano le cure a Sassari.

Non si muore solo di coronavirus. Sono tante altre le patologie gravi da combattere e alcune se non curate in tempo possono portare all’invalidità permanente o addirittura alla morte. Giovanni ha 52 anni, è di Sassari e di professione fa l’operaio. Qualche mese fa ha scoperto di avere un brutto male all’intestino. “Sono stato male durante la quarantena, ho avuto l’esito della risonanza e mi è caduto il mondo addosso. Sto facendo la chemio e la radioterapia. Ho dovuto sospendere la risonanza a data da destinarsi, quando tutto sarà finito. Ma la malattia non aspetta che l’emergenza sia cessata. Non posso essere curato come dovrei”.

Una storia simile quella vissuta da Franco, 54 anni, anche lui di Sassari, che per una vita ha fatto l’autotrasportatore e ha viaggiato in lungo e in largo per la penisola. Ora si trova a casa da 8 mesi. “Da quando ho subito l’operazione alla testa ho avuto dei problemi di movimento, crisi epilettiche, quindi necessito di esercizi di fisioterapia. Praticamente non ho neppure iniziato il percorso di riabilitazione, perchè è scattata l’emergenza covid, e con essa le restrizioni – racconta Franco con un filo di voce-. Solo grazie a mia moglie riesco a fare qualche passo, la malattia mi costringe a stare spesso seduto o sdraiato. Abbiamo diritto anche noi ad essere curati”.

Storie di disperazione, ma anche storie di tante persone che in un periodo come questo si sentono abbandonate. Come Paola, 45 anni, che vive in città e che da ben 18 anni combatte contro il tumore. Ne ha avuti ben 5, il suo è un problema genetico. “Un paio di giorni fa ho dovuto fare una visita ortopedica urgente – denuncia Paola -. Ricevo la ricetta elettronica dal mio medico di base con il codice di esenzione per i malati oncologici. La richiesta riportava la diagnosi pregressa di amputazione a causa di un melanoma. Ho chiamato il CUP (il centro unico di prenotazione) per sapere dove effettuare la visita. Dall’altro capo del telefono mi è stato risposto niente visite ortopediche, neanche in regime d’urgenza perchè il coronavirus ha la priorità”.

È ancora incredula mentre racconta la sua tortuosa vicenda. “Ho chiuso il telefono e rifatto il numero. Stavolta il secondo operatore mi ha regolarmente prenotato la visita per il giorno dopo. Ma ora arriva il bello – prosegue Paola -. Tre giorni dopo sono stata contattata dalla ASL, a quanto pare la mia richiesta non era corretta, il mio codice non era valido per le prime visite. Dovevo pagare la prestazione. Ci tengo a ribadire che nel 2019 ho speso circa 6000 euro per la sanità privata, più i viaggi che ho dovuto intraprendere per curarmi. E pensate che sia finita qui?”.

Assolutamente no. “Mi hanno anche chiamato per annullare la scintigrafia e la visita di medicina nucleare all’oncologico di Cagliari, a data da destinarsi. C’è il coronavirus e i medici sono impegnati”, si sfoga.

Condividi l'articolo