Roberto Frau commenta la profanazione della lapide del fratello ucciso a Pedesemene il 16 agosto 1995 e gli atti vandalici accaduti ieri ad Ozieri.
“Dopo aver ricevuto la telefonata di mio fratello ieri mattina verso le nove, al quale un amico lo aveva avvisato che fosse successo qualcosa a Peldesemene, mi sono immediatamente seduto nella mia macchina per recarmi a Chilivani. Durante il viaggio, ho ricevuto la chiamata del comandante della stazione dei carabinieri di Ozieri, Andrea Asuni, che mi raccontava quanto fosse accaduto alla lapide di mio fratello. Una volta arrivato a Peldesemene, ho provato la stessa sensazione di sconforto di quando andai a vederlo morto, dopo avere saputo rientrando da una licenza, che due carabinieri erano stati uccisi a Chilivani. Ieri per me è stato come se andassi a vederlo morto per la seconda volta“. A parlare è Roberto Frau, fratello di Walter Frau, il carabiniere ucciso insieme a Ciriaco Carru il 16 agosto 1995 nella strage di Chilivani. La sua lapide è stata prelevata da ignoti, distrutta e trasportata ad Ozieri nel quartiere di Punta Idda.
Roberto Frau è oggi un carabiniere in pensione, dal passato segnato oltre che dall’uccisione del fratello, anche dall’accoltellamento da lui subito da un uomo il 27 aprile del 2018, mentre era in servizio con un collega. Fortunatamente è riuscito a salvarsi e vorrebbe finalmente vivere una vita serena con la sua famiglia. “Quando la mia famiglia ieri ha appreso la notizia di quanto accaduto alla lapide di Walter e le altre scritte ingiuriose e minacciose contro la stazione dei carabinieri di Ozieri, abbiamo preso consapevolezza dell’ennesimo atto vile nei confronti di mio fratello, ma al contempo tutto questo non ha fatto altro che rafforzare il sentimento di vicinanza da parte della popolazione ozierese, che ha espresso sdegno nei confronti degli autori del gesto sconsiderato. Mia madre che oggi ha 86 anni, ancora non sa nulla di quanto accaduto. La stiamo preservando per non farle subire un ulteriore dolore. Solo una madre può capire cosa si provi a perdere un figlio ed io ieri non potevo presentarmi da lei e dirle che si era svolto un altro atto vigliacco nei confronti di suo figlio. Appena un mese fa, nella rivista Il carabiniere, è stato pubblicato un articolo che parlava di Walter e lei era felice: abbiamo scelto di lasciarla serena“, aggiunge Frau.
Occorre ricordare che la profanazione e lo spostamento della lapide di Walter Frau, non sono stati gli unici atti vandalici accaduti ieri. Ma gli attualmente ignoti responsabili del gesto, hanno altresì imbrattato con scritte spray rosso fuoco, diverse parti della città di Ozieri. Oltre al quartiere di Punta Idda dove è stata trasportata la lapide di Walter Frau, la cui Madonna ed il cui Cristo sono stati a loro volta utilizzati a contorno dello scempio, i vandali hanno riempito il Cantaro, via Lamarmora, vicolo Roma ed altre vie cittadine, con scritte riportanti minacce nei confronti dei militari della stazione dei carabinieri di Ozieri, rei di aver ritirato la patente ad uno degli autori delle stesse, come riportato in una delle scritte. Le scritte sono state prontamente ricoperte con vernice bianca e risultano ora praticamente illeggibili ovunque.
“La mia rabbia per quanto accaduto – aggiunge Roberto Frau – è stata attenuata dall’immediata solidarietà di tutti coloro che ci hanno contattato e condannato il gesto ed in primis dagli abbracci degli stessi colleghi carabinieri. Sono certo che gli autori del gesto rappresentino una minoranza rispetto alla maggioranza delle persone che sono persone buone. Agli autori del gesto direi di costituirsi. Di fare ammenda di ciò che hanno fatto. Di chiedere scusa alla nostra famiglia, all’Arma dei carabinieri, alla Sardegna, perché sono convinto che l’offesa non sia mirata a noi, a Walter o alla nostra famiglia”, conclude Roberto Frau.
La famiglia Frau ha sporto denuncia per quanto accaduto al proprio congiunto ed è difesa dall’avvocato Sebastiano Chironi. Nel frattempo, proseguono le indagini degli inquirenti sull’accaduto. Parole di condanna e vicinanza alla famiglia Frau ed all’Arma dei carabinieri, sono giunte unanimi da tutta la Sardegna, che non poteva restare insensibile ai vergognosi atti verificatisi. Ieri pomeriggio la desolazione e la condanna erano tangibili nella cittadina logudorese, che appariva deserta, in attesa degli sviluppi sugli episodi verificatisi avantieri notte, non certo appartenenti alla cultura ozierese, da sempre rispettosa dei defunti, dell’Arma dei carabinieri, delle immagini sacre, ma soprattutto dell’altrui dolore per la perdita di un congiunto.