La Nasa ha assoldato un prete, un rabbino, e un imam, ecco il motivo.
Dalla notte dei tempi l’essere umano è affascinato dal cielo, dal ripetersi del movimento incessante dei corpi celesti visibili da quella finestra sull’infinito, sempre aperta, sopra di noi, che ci permette di vedere quotidianamente la Luna e Il Sole e ci ha consentito, attraverso essi, di contare il tempo.
Col progresso della scienza e le nuove scoperte, il fascino della volta celeste si è accompagnato a una maggiore consapevolezza della vastità dell’universo e alla speranza che in un punto, magari non molto remoto, dello spazio, possano trovarsi altre forme di vita, eventualmente simili alla nostra.
Il progetto Seti e la ricerca di vita extraterrestre.
Con questo obiettivo è nato il progetto “SETI” – Search for extra-terrestrial intelligence, ovvero, Ricerca di intelligenza extraterrestre -, che cerca di captare eventuali segnali radio provenienti da civiltà sconosciute dello spazio, progetto alla cui rete partecipa anche il Sardinia Radio Telescope di San Basilio.
Seti si è sviluppato, con tante “ramificazioni” di studio, come la Breakthrough Listen, che consiste nel puntare le osservazioni su determinati “target” fissi, ovvero, gli esopianeti di recente scoperta, davvero tanti, in fascia “abitabile”, con il supporto anche dalle straordinarie scoperte del telescopio più potente di sempre, il James Webb.
In breve, stiamo cercando di captare segnali di ipotetiche civiltà extraterrestri. E con sempre maggior impiego di denaro, tecnologia e forza lavoro: che ci siano delle novità importanti non ancora divulgate?
Recentemente, alcune ammissioni: “Abbiamo intercettato dei segnali dallo Spazio“. Ma non siamo in gradi di decifrarli e di capire se vengano da civiltà extraterrestri. E già questo fa riflettere.
La Nasa coinvolge teologi, studenti, un prete, un rabbino e un imam.
In questo quadro, si inserisce un ulteriore, piccolo, significativo passo della Nasa, che a partire dal 2014 ha finanziato un progetto del centro per le indagini teologiche l’università di Princeton. Lo studio finanziato dalla Nasa, che ha coinvolto 24 teologi, più di un prete cattolico, imam, rabbini, studenti, indaga su come reagirebbero le religioni e le persone se si scoprisse che esistono forme di vita extraterrestri. Che la scienza si preoccupi dell’impatto di eventuali scoperte sulle religioni è una novità assoluta. Ma d’altro canto, la scienza deve servire per migliorare la vita delle persone, non per sconvolgerla.
Il presidente della Società astronomica turritana: “Non siamo pronti”.
“La questione della vita extraterrestre è sempre stata molto dibattuta a tutti i livelli di pensiero”, afferma Michele Forteleoni, presidente della Società astronomica turritana, una associazione che gestisce l’osservatorio astronomico di Siligo – nella foto – e che si occupa della divulgazione della passione per l’astronomia. “Scientificamente possiamo certamente affermare che è molto probabile che la vita sia presente e diffusa nell’universo”.
Serve una lingua comune per poter comunicare.
Ma se ci si interroga sulla probabilità che queste forme di vita entrino in contatto tra loro, allo stato attuale delle nostre conoscenze tecnologiche, queste sono estremamente remote. Basta pensare al fatto che la nostra specie è in grado di mandare e ricevere segnali diversi da quelli visibili – come quelli radio – da meno di un secolo. Quindi la nostra presenza “intelligente” è giunta solo a breve distanza dalla terra – meno di 100 anni luce -. La comunicazione prevede vita “intelligente” e questo è uno dei fattori che elevano alla potenza le difficoltà di entrare in contatto bilateralmente – prosegue Forteleoni -. Insomma il “Telefono casa” di ET, per il momento, può reggere solo nei film di fantascienza.
La religione, roba da umani.
“Sinceramente gruppi di studio che coinvolgano aspetti “religiosi” risultano troppo legati alla nostra forma di vita. E anche alla nostra forma mentis, che si è creata una sfera intimistica ad hoc anche per dimostrare l’indimostrabile. Gli dei ne sono un chiaro esempio. Parafrasando il titolo di un noto saggio, per me la vita esiste. Ma se l’universo brulica di alieni, dove sono tutti quanti? Siamo una specie tecnologicamente troppo immatura per darci oggi una risposta certa”, conclude il presidente della società astronomica turritana.