Il responsabile della Cisl Fp di Sassari Monni.
L’eredità lasciata dal 2020 è pesante secondo Antonio Monni, responsabile della Funzione pubblica della Cisl di Sassari. Problemi che si ripercuotono nel tessuto sociale e soprattutto nella sanità. Ma anche nei servizi al cittadino. Per questo il sindacato Cisl Fp, che conta oltre 2mila iscritti, ha intenzione di promuovere nel 2021 azioni di mobilitazione e rivendicazione.
“Il 2020 lascerà delle profonde ferite su tutto il tessuto sociale, poiché i danni che ha provocato questa pandemia non solo hanno pregiudicato la salute pubblica, ma anche ed in particolare hanno compromesso le tutele del lavoro in termini economici ed occupazionali – ha affermato Monni -. Già dall’esordio dell’emergenza epidemiologica abbiamo cercato in tutti i modi di muoverci nella direzione sulla quale un organismo di rappresentanza è chiamato a seguire. Ovvero ascoltare le lavoratrici e lavoratori con le loro difficoltà nei posti di lavoro, che hanno inciso sicuramente sull’organizzazione del lavoro, ma anche su quelle che sono le misure o i comportamenti per prevenire e combattere la diffusione dei contagi“.
Su questi due elementi, a cominciare dalla prima ondata ed in maniera più significativo nella seconda, secondo la funzione pubblica della Cisl è emersa la debolezza dell’intero sistema sanitario e dei servizi pubblici in genere, causata anche dai tagli sui finanziamenti perpetrati negli anni. Ma anche il livello di preparazione e capacità della classe politica ed amministrativa nel programmare e governare. Nonché di combattere la guerra al Covid ha evidenziato l’incapacità e la scarsità di una parte della dirigenza chiamata a misurarsi contro la pandemia.
“Senza alcun dubbio l’esordio della pandemia di marzo ha colpito duramente il sistema ospedaliero, il territorio ed i servizi socioassistenziali, dove il numero dei contagi di operatori e pazienti è stato notevole – ha proseguito il sindacalista -. La seconda, invece, ha interessato tutto il territorio regionale. E a differenza della prima, i bisogni di ospedalizzazione hanno determinato un sovraffollamento dell’unico hub di secondo livello quale è la Aou di Sassari. A cominciare dal pronto soccorso per poi interessare numerose degenze che giocoforza sono state riconvertite in unità covid, condizionando pertanto la capacità operativa di un ospedale chiamato a garantire risposte ai bisogni di salute di natura complessa“.
A tal proposito e nell’ambito delle numerose iniziative di protesta, la Fp Cisl ha collaborato con la funzione pubblica di Cgil e Uil, ricorrendo all’arma della mobilitazione, proclamando lo stato di agitazione del personale del comparto sanità.
“Coinvolgendo il Prefetto che debbo dire che ci ha ascoltato, promuovendo tavoli tecnici con i Commissari di ATS ed AOU di Sassari e le Organizzazioni Sindacali al fine di ascoltare le istanze delle lavoratrici e lavoratori del sistema sanitario cittadino. In ordine alle quali il 4 novembre scorso abbiamo sottoscritto un verbale attraverso il quale si sarebbero dovute assumere iniziative finalizzate a fronteggiare al meglio l’emergenza, cominciando esattamente dalla necessità di reclutare nuovo personale per rinforzare le corsie ospedaliere. Anche i criteri di ospedalizzazione sono stati oggetto di confronto, guardando al sistema ospedaliero territoriale e dei suoi servizi quale primo intervento verso i casi da coronavirus, così da evitare le inutili corse al pronto soccorso“, ha ribadito il responsabile Cisl.
Di questo, secondo Monni, è stato fatto davvero poco. Ragion per cui la sensazione prevalente è quella dell’insoddisfazione. Nonostante i contagi stiano segnando il passo, così come le ospedalizzazioni. Rimane aperta tuttavia la questione dei tanti, o forse troppi, problemi con i quali il personale deve fare i conti e le disfunzioni nell’erogazione delle prestazioni sanitarie verso i cittadini che sono, e restano, le principali criticità irrisolte e sulle quali si è fatto davvero poco.
Superate le festività, infine, il sindacato unitario con la Cisl FP promuoverà ulteriori iniziative, anche di mobilitazione, per rivendicare e pretendere condizioni di lavoro sicure e misurate con i giusti carichi di lavoro. Ma soprattutto per garantire servizi sanitari e socio assistenziali ai cittadini coerenti con i fabbisogni in una prospettiva di buona sanità.