Il bando Resisto della Regione.
Da marzo 2020 gli organizzatori di eventi si sono dovuti fermare. Nella provincia di Sassari, così come nel resto d’Italia, il mondo dello spettacolo ha subito un duro contraccolpo a causa dell’emergenza coronavirus. Di recente la Regione ha tentato di rimediare attraverso lo stanziamento di fondi con il bando (R)esisto che, a causa di problemi tecnici, è stato rinviato all’8 febbraio.
“L’ennesimo rinvio dell’accesso al bando (R)esisto da parte della Regione Sardegna, denota la scarsa considerazione della politica verso le imprese, che a causa della pandemia hanno visto peggiorare la situazione già tragica prima del Covid-19“, ha affermato il presidente di Confesercenti della provincia di Sassari e Gallura, Giuseppe Boccia.
Parole che trovano conferme nei fatti, visto che gli aiuti al mondo dello spettacolo sono stati pressoché nulli. L’iniziativa della Regione, che ha messo in piedi 2 provvedimenti, di cui una tantum di 7mila euro per i lavoratori di tale categoria, insieme ad alcuni titolari di palestre, discoteche e altro, non bastano.
“L’assessorato oltre ad autoelogiarsi nelle conferenze stampa in largo anticipo rispetto alle reale partenza dei bandi, impone in modo autoritario e non autorevole, le regole di tali bandi, differenziando modalità e requisiti, a piacere come il Durc ed escludendo categorie di imprese che oramai sono allo stremo – ha aggiunto Boccia -. Auspichiamo che dopo l’ennesima brutta figura di politica e burocrazia degli uffici, nel prossimo futuro vengano coinvolte in modo attivo e non convocate solo per ascoltare decisioni sbagliate già adottate e le associazioni di categoria“.
Stando a fonti regionali, il bando sarebbe slittato a causa di un attacco hacker contro il sito istituzionale. In realtà, il fondo (R)esisto contenente la determina da 63 milioni di euro, era stato messo a bando lo scorso 21 dicembre. Alcuni consulenti, tuttavia, avevano riscontrato degli errori slittando l’emissione al 2 febbraio. Tuttavia, il primo febbraio era pronto il bando per il terzo settore che si accavallava con quello del fondo (R)esisto che abbracciava, in alcune parti, le stesse categorie. Da qui il rinvio all’8 febbraio.