Il settore della cosmetica, sopratutto negli ultimi anni, ha fortemente rivoluzionato quelle che erano già alcune tecniche presenti tra le attuali, riuscendo quindi a soddisfare richieste ancora più ampie con effetti a dir poco incredibili. Ne è chiaro esempio il microblading, una specifica tecnica appartenente alla dermopigmentazione volta al riempimento e alla modifica di alcune aree della pelle.
Nello specifico il microblading si occupa di infoltire le sopracciglia, ridare un aspetto estetico molto gradevole e al contempo eliminare tutte le zone vuote o con mancanza di pelo. Va da sé considerarla come una vera e propria rivoluzione sul campo perché l’effetto è molto realistico e soprattutto naturale, potendo quindi ricostruire persino nella totalità un sopracciglio mancante.
Ovviamente il microblading viene realizzato tramite macchinari appositi, ma vi sono alcune differenze nelle tecniche da tenere in considerazione se siamo interessati a richiedere il servizio a un esperto. Come viene eseguito? Fa male? Scopriamolo.
Microblading, cos’è e come viene eseguito
Come detto, ma lo ribadiamo, il microblading (vedi approfondimento sui corsi di microblading)è una tecnica in campo cosmetico rivoluzionaria e soprattutto innovativa che mira al riempimento e infoltimento in particolar modo dell’arcata sopracciliare. Il servizio prevede tutta una serie di vantaggi quali l’eliminazione totale di un prodotto da applicare al di sopra delle sopracciglia, garantendo comunque un effetto pieno e vigoroso.
Il microblading viene eseguito ovviamente da un professionista del settore, che ricordiamo non è un tatuatore. Difatti troviamo macchinari appositi e inchiostri specifici per eseguire il trattamento. Cosa fa l’esperto? Tramite lo strumento riesce a ricreare l’effetto pelo sulla pelle, in più direzioni per ottenere un risultato finale pieno, voluminoso e soprattutto naturale.
L’inchiostro usato nel microblading è del tutto organico, a lento assorbimento e non vede composizioni metalliche per evitare l’effetto blu/violaceo tipico dei tatuaggi scoloriti nell’arco del tempo. L’esperto, dopo un primo incontro, sarà in grado di individuare le zone da riempire, la forma da dare, ma non solo: riuscirà anche a comprendere il tono e il sottotono della pelle, selezionando quindi la nuance di inchiostro perfetta per il nostro incarnato.
Accennavamo poc’anzi all’uso di macchinari e purtroppo si tende a fare un po’ di confusione. Nonostante la tecnica di microblading sia ampiamente seguita da molti professionisti, non tutti si avvalgono dei medesimi strumenti. Conoscerli può essere utile sia a chi si sottoporrà al trattamento, sia a chi inizia a orientarsi nel mondo della dermopigmentazione.
Microblading: differenze tra macchinari
Dopo aver compreso cosa il microblading bisogna capire come il professionista andrà ad agire. Dopo l’analisi, lo sviluppo del progetto e le considerazioni finali, si passerà all’atto pratico e qui troviamo due macchinari appositi: il primo è ampiamente usato da molti esperti e si avvale di uno strumento manuale composto da piccoli aghi che, successivamente, formeranno piccole lesioni in grado di far penetrare il pigmento.
Il processo viene interamente seguito a mano, pertanto troviamo un lavoro meticoloso e preciso. L’altro strumento usato è invece il dermografo, composto da una piccola zona ad anello in cui vi è l’inchiostro e un ago mono-uso, funzionante elettronicamente. In questo caso l’inchiostro verrà prelevato dall’anello contenitivo e iniettato tramite l’ago sulla pelle con movimenti dal basso verso l’alto.