La storia di Pina Marche in Cina.
La situazione che noi stavamo vivendo qui a febbraio purtroppo la vivete voi adesso e così gran parte delle nazioni. Mi chiamo Pina Marche, sono originaria della Sardegna, di Pattada. Giuseppe, mio marito, è del Veneto. Da nove anni ci troviamo in Cina. Prima a Wuchan, poi ad Hangzhou, e adesso a Qufu. Dal 28 gennaio siamo stati in quarantena. Giuseppe ha ripreso il lavoro in azienda tre settimane fa, sempre con accorgimenti precauzionali.
Del virus semi sconosciuto si hanno abbastanza nozioni, i programmi terapeutici, eseguiti ai pazienti, purtroppo non a tutti, danno risultati positivi. Qufu da una settimana inizia a pulsare. Circolano le macchine, ma non in maniera frenetica. Vedo alcuni bimbi, non tutti, giocare nel giardino del condominio, sono festosi.
Personalmente non ho la giusta consapevolezza di uscire, paura assolutamente no, precauzione sì. Giuseppe domenica si è recato al supermarket, io ho preferito rimanere a casa. Tuttora vige la regola nei market di annotare in un quaderno le generalità personali, con il numero del cellulare. Personalmente non ho nessuna intenzione, adesso, di frequentare ristoranti, cinema, o affrontare spostamenti in macchina, per un fine settimana fuori o per visitare qualche località vicina.
La mia scelta è determinata, voluta e applicata. È la stessa di quando, in procinto per partire in Italia durante il capodanno cinese, abbiamo spostato le date per due volte. Se avessimo deciso diversamente ci saremmo trovati alla Cecchignola, insieme ad un nostro amico del Veneto partito da Wuchan con altri italiani, per lui, lì, la prima quarantena. Ha trascorso, poi, la seconda alla Cecchignola e infine la terza in Veneto. Ironicamente penso, un carcere bis!
Non inganno il tempo, ma le giornate sono ben scandite. Come tante altre donne fanno, disinfetto sempre la casa, è importante non entrare dentro con le scarpe. Mi diletto in cucina. Curo i miei hobby, dipingo un quadro enorme, a tema cinese, iniziato a Wuchan. Restauro una statuina Maissen mancante di un braccio. Lavori in sospeso che finalmente con gioia sto ultimando.
Non tutti hanno la mia passione, ma ognuno di noi in questa fase critica può dedicare più tempo agli affetti dei propri cari, giocare con i propri piccoli, parlare con i figli grandi. Un pensiero lo rivolgo ai ragazzi, tantissimi, che si drogano, può essere una prima fase per disintossicarsi.
I governanti d’Italia, non dovrebbero tagliare i costi alla Sanità. Da fonti giornalistiche apprendo che l’acqua a Venezia è più limpida e in alcune città è diminuito l’inquinamento. Il virus è deleterio per gli umani, ma con occhio critico possiamo vedere miglioramenti nell’ambiente che ci circonda.
Dobbiamo essere positivi, non di coronavirus, ma nei nostri stessi confronti e degli altri, avere tanta pazienza e speranza, niente ansia e essere solidali. Specialmente nei confronti del personale medico che combattono in prima linea, insieme al team dei medici cinesi. Grande solidarietà, in attesa di un farmaco specifico. Seguire le regole, che le autorità impongono è fondamentale e importantissimo, per una giusta causa, per il bene della salute di tutti, con i provvedimenti e le cautele igieniche che ormai tutti sappiamo.
Il mio pensiero di calore e affetto è per tutta l’Italia, specialmente va a tutta la Sardegna che mi è stata vicino ad inizio pandemia e che ringrazio. So che state tutti a casa, entro in punta di piedi e vi abbraccio uno per uno dal nord al sud. E sussurro nelle Vostre orecchie CORAGGIO FORZA CE LA FAREMO TUTTI INSIEME MA UNITI.
Un abbraccio ai familiari dei due defunti, che purtroppo son venuti a mancare, le cure per loro non hanno avuto esito positivo. Un grande ringraziamento alla Cina per aver aiutato il popolo italiano e direttamente la Sardegna. Saluto i miei cari di Pattada, di Ozieri, e di Roma.
Sardegna sei sempre nel mio cuore.
Pina Marce