Cala il numero delle aziende impiegate nel turismo in Sardegna.
Più di 1 su 5 delle circa 34mila imprese artigiane della Sardegna è coinvolta, direttamente o con l’indotto, nel mercato turistico regionale. Sono infatti 6.400 le piccole e medie realtà, al primo trimestre 2022, che si occupano di attività legate alle vacanze e allo svago: dall’agroalimentare ai servizi turistici, dalla cura della persona alle attività ricreative, culturali e dell’intrattenimento, dai bar, caffè e pasticcerie alla somministrazione di alimenti e bevande, per arrivare ai trasporti, gestione di strutture ricettive e sportive ma anche produzione e vendita di monili, artigianato artistico, abbigliamento e calzature.
Grazie al trend positivo del turismo registrato quest’anno, per queste realtà produttive cresce la domanda di beni e servizi generata dalle centinaia di migliaia di arrivi, e dai milioni di presenze. Ma questo sembra non bastare per alimentare la nascita di nuove imprese. Infatti, il numero assoluto delle aziende artigiane che lavora con le vacanze è calato passando dalle 6.574 del 2019 per arrivare alle 6.400 di quest’anno, che impiegano oltre 18mila addetti.
1.519 sono legate alla ristorazione, 1.443 operano nell’agroalimentare, 1.264 sono aziende manifatturiere e dei servizi e 1.175 operano nei trasporti e 439 gravitano nella moda. Inoltre 477 sono bar e pasticcerie, 67 le attività culturali, 14 svolgono attività di comunicazione e 2 sono le strutture ricettive. A rilevarlo l’elaborazione dell’ufficio studi di Confartigianato Imprese Sardegna, sui dati di UnionCamere-InfoCamere 2022, sull’artigianato interessato dalle attività turistiche.
“In ogni caso i numeri continuano a dimostrare come artigianato e turismo siano molto più che complementari – afferma Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna – e come questi due elementi, fondamentali per la nostra economia, debbano essere promossi e venduti insieme”. “I “triplo brand” Sardegna-turismo-artigianato – continua il segretario – deve fungere da propulsore anche per la nascita di nuove imprese artigiane. Ciò lo si può fare continuando a investire e a fare promozione e, soprattutto, credendoci”.
A livello nazionale, per peso di imprese artigiane coinvolte nel turismo, la Sardegna, con il 18,8%, occupa la quarta posizione (prima la Sicilia con il 21,9% seguita dalla Toscana con il 20% e dalla Campania con il 19,6%). Sempre a livello nazionale, tra le province la prima delle sarde è la vecchia provincia di Cagliari (sedicesima a livello nazionale) con 2.571 imprese artigiane legate al turismo (19.5%). La seconda è la vecchia provincia di Nuoro (diciassettesima) con 1.274 imprese (il 19,4%) mentre la terza è Sassari-Gallura (ventiquattresima) con 2.184 imprese (il 18,3%). Solo 371 sono in provincia di Oristano.
Per Confartigianato Sardegna è innegabile che turismo e artigianato non siano ancora usciti dalla crisi post pandemica, a causa della riduzione dei consumi interni, per l’interruzione di afflussi importanti come quelli dalla Russia, per la concorrenza spietata delle altre nazioni e continenti che, in questi ultimi anni hanno investito molto su tutto ciò che poteva attrarre nuovi visitatori.
“Non possiamo cullarci sugli allori e pensare che, anche in futuro, la parola magica “Sardegna” continui a trasformare tutto in oro – riprende Serra – dalle vacanze ai manufatti artigianali all’agroalimentare. E’ adesso che diviene necessario programmare, promuovere, combattere per rendere sempre più appetibili, e fruibili, la nostra terra e i nostri imprenditori. E’ fondamentale, a tal proposito che le imprese, in particolare quelle artigiane, mettano a disposizione del turista non solo la più ampia gamma di prodotti e sensazioni, ma se stesse”.
“Come stanno già facendo numerosi territori in tutta l’isola è importantissimo continuare a puntare, incentivandolo con appositi sostegni economici, il mercato del turismo esperienziale – conclude il segretario – questa nuova forma di vacanza è indispensabile per soddisfare al meglio le nuove esigenze del turista moderno, sempre più alla ricerca della tipicità, di esperienze nuove, da vivere in prima persona e che solo una realtà artigiana può dargli quindi l’artigianato deve, e dovrà, ricoprire sempre un ruolo di primo piano all’interno dello sviluppo strategico del turismo nella regione”.
A livello nazionale, la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia si concentra per il 41,0% in alloggio mentre il restante 59%, pari a 12,5 miliardi di euro, comprende trasporti passeggeri – fornito da residenti sul territorio nazionale -, ristorazione e acquisti di prodotti artigianali e del made in Italy. Nel complesso si tratta di un paniere di beni e servizi per i quali la qualità fa la differenza, consolidando l’elevata reputazione dell’offerta turistica italiana.