Sventato il rischio cancellazione dei barracelli.
Non è una semplice battaglia sindacale, ma una questione che tocca l’identità più profonda della Sardegna e il suo legame con la legalità diffusa sul territorio. A sostenerlo con fermezza sono Nicolò Li Castri e Gerardo Di Rosa, dirigenti Confsal e voci autorevoli del panorama sindacale isolano, che nei giorni scorsi sono intervenuti con chiarezza per ribadire la piena legittimità e la centralità del Corpo Barracellare, messo in discussione – erroneamente – da un’inclusione tecnica nel processo di abrogazione normativa nazionale.
La preoccupazione era montata attorno alla cancellazione formale del Regio Decreto 403 del 1898, ossatura storica e simbolica dell’ordinamento barracellare, nell’ambito di una più ampia operazione di semplificazione legislativa. Un atto che, pur non incidendo in alcun modo sulle attuali leggi regionali e statali che regolano e tutelano il Corpo, ha generato un clima di confusione e allarme, alimentato da interpretazioni sommarie e, talvolta, volutamente distorte.
Li Castri, profondo conoscitore del sistema giuridico che sorregge il ruolo dei barracelli, chiarisce senza esitazioni che si è trattato esclusivamente di una svista tecnica, priva di fondamento politico o intenzionale. Anzi, sottolinea come questa circostanza abbia portato alla luce un problema più ampio: la scarsa consapevolezza, in alcuni ambienti istituzionali e mediatici, del ruolo strutturale che il Corpo barracellare ricopre all’interno del sistema di sicurezza e controllo territoriale della Sardegna. Un corpo che non può e non deve essere confuso con associazioni di volontariato, poiché agisce come vera e propria polizia amministrativa locale, dotata di funzioni di polizia giudiziaria, in quanto guardie comunali riconosciute dalla legge.
Le funzioni dei barracelli, infatti, non si limitano alla sorveglianza passiva, ma comprendono attività di prevenzione, contrasto agli illeciti, tutela ambientale, vigilanza sul patrimonio boschivo e costiero, e una presenza fondamentale nel periodo estivo nella prevenzione incendi. Emblematica, a tal proposito, l’esperienza della Compagnia di Alghero, spesso portata a esempio per operatività, radicamento territoriale e collaborazione istituzionale.
Gerardo Di Rosa, dal canto suo, invita a una lettura più ampia e contestualizzata della vicenda, inserendola nel naturale processo di trasformazione dell’ordinamento giuridico nazionale. A suo avviso, le derive allarmistiche rischiano di inquinare un dibattito che deve rimanere lucido e costruttivo. Il quadro normativo che regola la presenza dei barracelli nei comuni sardi – ribadisce – è saldo, attuale, e poggia su basi giuridiche solide tanto a livello regionale quanto nazionale.
Parole che trovano piena sintonia con le recenti dichiarazioni degli assessori Spanedda e Laconi, nonché con le posizioni espresse dal Sindacato Autonomo Barracelli e ribadite in sede pubblica anche dagli onorevoli Giagoni e Comandini nel corso del recente convegno Confsal. Un fronte comune che restituisce compattezza a un corpo storicamente legato all’identità del popolo sardo, riconosciuto anche oltre i confini dell’isola per la sua unicità.
“Non accetteremo che venga posto il silenziatore su una realtà così profondamente radicata nel tessuto sociale sardo – dichiarano con determinazione Li Castri e Di Rosa -. Il nostro impegno è totale: presidieremo ogni tavolo tecnico, ogni sede istituzionale, affinché venga ristabilita la piena chiarezza normativa e venga tutelata l’integrità giuridica e funzionale del Corpo barracellare”.
Per i due dirigenti sindacali, difendere i barracelli significa difendere la coesione delle comunità locali, la continuità amministrativa dei comuni e la sicurezza ambientale dei territori. Non è dunque solo una questione di norme, ma un’espressione concreta di democrazia territoriale. E in questo senso, il sindacato assume ancora una volta il ruolo di sentinella, pronto a farsi portavoce di una delle istituzioni più autentiche e rappresentative della Sardegna.