L’allarme delle cantine per il prezzo delle bottiglie in Sardegna.
Tra i tanti aumenti registrati nelle ultime settimane va segnalato anche quello del vetro e in particolare delle bottiglie utilizzate dalle aziende del settore vinicolo e oleario. L’incremento è stato quantificato intorno al 40% e solo nel 2022 il prezzo industriale è stato ritoccato due volte. Si tratta di un ulteriore e pesante rincaro che grava sui bilanci delle imprese sarde. L’obiettivo di Confindustria Centro Nord Sardegna e delle aziende associate è sensibilizzare il mercato ma anche la classe politica affinché nessuno ignori la situazione, che potrebbe presto portare a una forte riduzione o addirittura a uno stop dell’imbottigliamento di vino e olio, con conseguenze nefaste in vista della stagione estiva. A carico di imprese e cittadini non ci sono insomma solo le pesanti ripercussioni degli aumenti dei costi dei trasporti e dell’energia o la carenza di materie prime. Le aziende associate a Confindustria, pur consapevoli che non sarà facile ottenere misure compensative sul costo delle bottiglie di vetro, auspicano che il problema sia tenuto nella giusta considerazione dalle istituzioni regionali e nazionali.
“L’incremento generalizzato dei prezzi sta creando notevoli problemi alle nostre aziende. Come Confindustria ci siamo fatti parte attiva presso Governo nazionale e Regione perché venissero adottate tutte quelle misure che, in qualche modo, sono in grado di compensare questi aumenti. Il grido d’allarme che arriva dalle aziende di uno dei settori fondamentali della nostra economia, l’agroindustria, ci chiede un’attenzione particolare con l’obiettivo di trovare la strada e gli strumenti per tornare al più presto verso una condizione di normalità”, sottolinea Giuseppe Ruggiu, presidente di Confindustria.
Antonio Mancini, Cantina delle Vigne di Piero Mancini, presidente della sezione Agroindustria dell’associazione degli industriali del nord Sardegna, è diretto: “In questo momento manca proprio il prodotto, ovvero le bottiglie di vetro, fondamentali per le aziende vinicole e dell’olio. Le vetrerie nazionali, legate a multinazionali europee e americane, in questo momento non producono a pieno regime perché non c’è certezza che il mercato poi copra quanto realizzato. Noi, come azienda, e come tanti altri, non siamo ancora fermi ma abbiamo difficoltà a fare programmazione“. Il problema, si insiste, non nasce con la guerra. “Le bottiglie di vetro vengono da forni non situati in Sardegna, che peraltro utilizzano solo metano, con le tariffe del gas aumentate già prima della scorsa estate, con ripercussioni sul prezzo del vetro lavorato. In più, noi sardi subiamo i costi del trasporto“. Una soluzione potrebbe arrivare dall’Unione Europea. Attualmente si sta tornando al livello pre covid dei consumi. Ma permane una grande speculazione di mercato, iniziata ben prima dell’aggressione russa all’Ucraina. “La politica – continua Mancini – potrebbe certamente intervenire. Ma dovrebbe farlo sulla speculazione, che investe più prodotti e da diversi mesi. E bisognerebbe muoversi tutti insieme, a livello europeo, proprio per contrastare tutto questo, con un controcartello di governi“.
Gli fa eco Antonello Fois dell’Accademia Olearia di Alghero, vicepresidente della sezione Agroindustria di Confindustria Centro Nord Sardegna: “Per l’industria conserviera c’è anche un’enorme penuria di prodotto, non solo un aumento del prezzo delle bottiglie. Va però detto che l’aggravio sul costo finale è ancora da quantificare: ci sono aziende che per il momento hanno preferito preservare il prezzo al consumatore finale, ma è una scelta che non può essere di lungo periodo. Adesso si può aprire un tavolo di confronto con la Regione per valutare insieme le prospettive future, non escludendo soluzioni compensative“. Le aziende, a parte poche realtà, non possono attualmente contare su sostegni adeguati per affrontare il problema. E il rischio impoverimento è dietro l’angolo.