Sospesa una maestra che aveva recitato le preghiere in classe.
La maestra voleva semplicemente augurare ai bambini un buon Natale recitando con loro due preghiere e creando un piccolo rosario fatto di perline. Tuttavia, il suo gesto non è stato ben accolto e ha ricevuto una sospensione dal lavoro di 20 giorni con una riduzione dello stipendio. Marisa Francescangeli, la maestra della scuola primaria di San Vero Milis, in provincia di Oristano, è sconvolta e piange mentre racconta la sua storia. Non si aspettava di essere punita in questo modo e ora si sente molto triste perché le mancano i suoi bambini e il suo lavoro.
A pochi giorni dalle vacanze natalizie, la maestra decise di realizzare con i bambini un braccialetto che rappresentava il rosario. Prima di uscire, recitarono insieme il Padre nostro e l’Ave Maria. Per la maestra, questo era un gesto normale, considerando che tutti i bambini nelle sue classi presenziavano durante l’ora di religione. Tuttavia, due madri si lamentarono dell’accaduto con il dirigente scolastico che convocò la maestra per un incontro. Nonostante si sia scusata per il gesto, la maestra ha ricordato di aver chiesto il permesso ai genitori all’inizio dell’anno per poter recitare alcune preghiere con i bambini e che nessuno si era opposto.
Il 2 marzo, Marisa Francescangeli è stata convocata in direzione per firmare la notifica di sospensione dal dirigente scolastico Alessandro Cortese e dall’Ufficio scolastico provinciale. La notizia è stata uno shock per la maestra. La lettera indicava che era stata sospesa dal lavoro per venti giorni dal momento in cui sarebbe dovuta rientrare a scuola, poiché al momento si trovava in malattia, e che il suo stipendio sarebbe stato ridotto. Il sindacato ha cercato di revocare il provvedimento, ma senza successo. La maestra ha chiesto di poter accedere agli atti per capire le accuse mosse contro di lei, tra cui quella di aver fatto pregare i bambini e di aver realizzato un rosario. Si è anche rivolta a un legale per preparare un ricorso da presentare in tribunale, poiché ritiene che la sospensione sia umiliante e ingiusta.