Il progetto Faircom.
È partito in questi giorni il progetto europeo Faircom che vede cinque paesi europei – Spagna, Italia, Grecia, Paesi Bassi e Lettonia – impegnati nella creazione e promozione di nuove linee guida internazionali per un risarcimento equo ed efficiente in favore delle vittime di reati sessuali.
L’Italia è rappresentata dall’Università di Sassari con un gruppo di ricerca condotto da Patrizia Patrizi, professoressa ordinaria di Psicologia sociale. Il progetto intende migliorare l’attività di formazione per professionisti che si occupano dei servizi di supporto alle vittime. Un tema quanto mai attuale, in un momento in cui il distanziamento sociale, necessario per fronteggiare la pandemia coronavirus, impone di trascorrere intere giornate all’interno degli spazi domestici.
“La notizia di Lorena Quaranta, la studentessa uccisa dal proprio compagno alcune settimane fa a Messina, ci fa comprendere quanto sia elevato il rischio che le persone vittime di violenza domestica sono costrette ad affrontare ogni giorno durante quest’emergenza sanitaria – dichiara Patrizia Patrizi – La violenza domestica genera vissuti di grave sofferenza, con conseguenze che perdurano nel tempo: dalla paura che gli atti violenti vengano reiterati, in molti casi con la rinuncia a denunciare e a chiedere aiuto per timore di ritorsioni, alla inevitabile narrazione in sede giudiziaria della violenza subita, fino a un vero e proprio isolamento sociale di un nucleo colpito da stigma. Ciò investe l’intero sistema relazionale e sociale della vittima, ma anche dell’autore che dovrebbe, invece, assumere la responsabilità nei suoi confronti e rispetto al proprio cambiamento comportamentale”. Le attuali condizioni di vita amplificano l’isolamento, che rende più problematico uscire dal silenzio, e aumenta il rischio di dinamiche interne generatrici di violenza.
“Il Progetto Faircom offre la possibilità di diffondere informazioni sui diritti delle persone vittime di violenza sessuale, con l’obiettivo di restituire loro dignità, consapevolezza, autonomia e indipendenza, per sganciarsi dalla convivenza pericolosa. Potrebbe essere una risorsa per fa sì che le persone trovino il coraggio di chiedere aiuto. Rimane l’interrogativo su come fare quella chiamata, quando il partner è così vicino: le forze dell’ordine italiane mettono a disposizione l’app YouPol”, conclude Patrizia Patrizi.