Il femminicidio di Anna Doppiu otto anni fa.
Anna Doppiu voleva separarsi, ma suo marito non lo accettava perché la considerava sua. Così, il 9 novembre del 2016, avvenne uno dei femminicidi più cruenti a Sassari: la 66enne fu picchiata e poi bruciata viva. Così morì la donna, che voleva ribellarsi ad anni di violenze da parte di Nicola Amadu, che non accettava alcun riscatto da parte della moglie.
L’uomo, panettiere avviato al lavoro sin dalla tenera infanzia, era molto geloso di Doppiu e non accettava che lei potesse separarsi da lui. Per nessun motivo. Nonostante il macabro femminicidio, Amadu non fu condannato all’ergastolo, ma a 30 anni di carcere. All’uomo furono riconosciute però le aggravanti dei maltrattamenti domestici, della premeditazione, della crudeltà e del mezzo che ha usato per uccidere la moglie. La sentenza nel 2017, confermata anche dalla Corte d’Assise, dove l’imputato era stato accusato di aver riempito di botte la moglie per poi darle fuoco quando era priva di sensi. La 66enne Anna Doppiu morì a causa delle ustioni e fu trovata semi-carbonizzata nella casa della coppia a Sassari.
Quel femminicidio, che ebbe grande eco mediatico, poiché uno dei più terribili avvenuti in Sardegna e nell’Italia intera, è stato l’ultimo atto di una lunga serie di maltrattamenti che la donna aveva subito nel corso del matrimonio, un calvario lungo 46 anni. Per questo motivo la Doppiu voleva separarsi da Amadu, ma lui non accettava che la fine della relazione potesse mettere fine anche a quelle violenze, che avvenivano per gelosia e altri futili motivi, anche davanti alle loro figlie. Anna voleva essere libera, ma lui ha decretato per lei la sentenza di morte, perché “o mia o di nessun altro”.