Sassu, il super assessore della pandemia: “Ricevo 100 richieste di aiuto e devo dire dei no”

L’assessore ai Servizi sociali del Comune di Sassari Sassu.

Secondo anno di bilanci per Antonello Sassu, assessore ai Servizi sociali del Comune di Sassari. In carica da luglio 2019, mese d’insediamento della consiliatura dei “Civici”, Sassu arriva al giro di boa del 2021 dopo un anno di emergenza coronavirus e un corteo di memorie impegnative. “Mi vengono in mente”, ricorda Sassu, intervistato nel suo ufficio di via Zara, “i morti di Casa Serena, le file dei cittadini per ottenere i buoni spesa, gli amici persi a causa del covid. Mi sono reso conto che basta niente per mettere in discussione tutto”. A marzo 2020 cala il buio dell’epidemia su tutto il mondo, Sassari compresa. “All’inizio ho dormito molto poco e con me tutti i colleghi di giunta. Stavamo affrontando una guerra con mezzi inadeguati”. Per fortuna di Sassu e dello schieramento vincitore delle ultime comunali, una sola persona pare sempre all’altezza: il sindaco.

Come amministratore e medico è riuscito a mobilitare tutto il mobilitabile. Dai medici alle strutture sanitarie ai dottori dell’esercito per l’istituto di via Pasubio. Con lui non ci siamo mai sentiti soli”. Al sostegno del primo cittadino concorrono poi le risorse governative e regionali: “Nella prima fase abbiamo distribuito 820mila euro solo di buoni spesa e i sei milioni di euro dei bonus 800 per chi non aveva più nulla”. Anche le associazioni del terzo settore recitano una parte determinante. “Se in città non abbiamo visto gente sbandata è stato grazie anche a loro e al lavoro di collaborazione con tutte le forze in campo, parti politiche incluse”. L’azione di vertice della consiliatura resta però quella decisiva. “Questa giunta e questo sindaco rappresentano il meglio per governare Sassari”. Un incarico con molte responsabilità e una forte sovresposizione. “E’ vero ma non ce l’ha ordinato il medico di fare l’assessore”.

E per quanto il compito ricevuto dal primo cittadino lo responsabilizzi e onori, Sassu non può fare a meno di ritornare con la memoria al momento della sua investitura. “Se allora avessi potuto prevedere quello che da sette a otto mesi sarebbe capitato probabilmente avrei rinunciato all’incarico”. Ma che voto si dà l’assessore dopo due anni? “Cinque. Nel senso che c’è sempre da fare, da imparare. Autocelebrarsi non serve”. Qualcuno maligna che ambisca alla poltrona di consigliere regionale. “Falso. La mia carriera politica termina nel 2024. Poi tornerò a scuola dove insegno da 36 anni”. Stando così le cose non teme neppure che rientri tra le teste tagliate nel ventilato rimpasto di giunta: “Vorrebbe dire che qualcosa non ha funzionato. In ogni caso ringrazierò il prof. Campus per aver dato a me e a tutti i colleghi l’onore di amministrare questa città”. Intanto trilla per l’ennesima volta il cellulare: “Ricevo cento richieste di aiuto al giorno e non a tutti posso dare risposte positive. Se il politico dice sempre “sì” vuol dire che sta mentendo”.

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