Giornate Fai, apre San Sebastiano: storia e curiosità dell’ex carcere

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Apre l’ex carcere “San Sebastiano” per le giornate Fai.

Per le Giornate del Fai di Primavera a Sassari riapre l’ex carcere San Sebastiano. Il luogo, uno dei simboli della città, dismesso solo nel 2013, ha deciso di essere al centro dell’evento che si terrà sabato 25 marzo. La struttura aveva aperto nel tardo Ottocento ed è caratterizzata da una pianta circolare.

Il carcere di San Sebastiano, costruito tra il 1857 e il 1871, sostituì il vecchio carcere di San Leonardo. Situato al centro dell’espansione ottocentesca di Sassari, delimitato da via Roma e via Cavour, venne scelto per la sua posizione che lo rendeva sufficientemente lontano dai cittadini ma abbastanza visibile da fungere da monito. L’architettura imponente, che richiamava l’autorità dello Stato, ben presto si integrò nel tessuto della città in espansione verso la strada statale Carlo Felice. Prima della costruzione di questo nuovo carcere, le vecchie carceri erano situate al centro dell’abitato, vicino al palazzo del Duca, che amministrava la giustizia. Questo suscitò le lamentele dei cittadini già nel XVII secolo a causa delle cattive condizioni igieniche e di salute. Il progetto del nuovo carcere venne avviato dal governo italiano prima dell’unificazione del paese. Si scelse una zona a sud della città, sufficientemente marginale da tenere i carcerati a distanza, ma non troppo.

Una delle curiosità è che l’ex carcere di San Sebastiano è simile alle Nuove di Torino. Entrambe le strutture sono state realizzate dall’architetto astigiano Giuseppe Polani. La facciata principale del complesso carcerario non è più visibile a causa della costruzione del Palazzo di Giustizia negli anni ’30 del Novecento. L’immobile addossato alla facciata monumentale, rendendola occlusa. Negli anni ’50, il palazzo si estese verso via Roma, causando la mutilazione di due bracci del carcere e la scomparsa del tratto delle mura di cinta che si affacciava sulla stessa via. Queste sono state sostituite dall’ampliamento del tribunale che arriva fino alla via Asproni. Il carcere era organizzato secondo il principio del Panopticon. Nella struttura fu realizzata una rotonda centrale permetteva di controllare i prigionieri da una postazione centrale senza che loro se ne accorgessero.

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