Cibo e politica, l’arrostita a Sassari scatena l’ironia

Zimino

L’ironia del consigliere Sassu sull’arrostita a Sassari.

Sabato 12 ottobre, il centro storico di Sassari si prepara a ospitare “A fora li brasgeri – Passeggiata nel centro storico con assaggi di piatti alla brace”, una manifestazione dedicata alla tradizione culinaria locale. L’evento, voluto dal sindaco Giuseppe Mascia e dall’assessora alla Cultura, Nicoletta Puggioni, si svolgerà a partire dalle 18, grazie alla collaborazione dell’associazione di promozione sociale Eat&Buffas e dei circoli storici cittadini. Il consigliere comunale Antonello Sassu ha commentato ironicamente l’iniziativa.

“Parafrasando una famosa battuta di Massimo Troisi, si può dire che anche Sassari ricomincia da tre: Zimino, salsiccione e capocollo. L’iniziativa presentata dall’amministrazione comunale con un cartellone che avrebbe fatto invidia alla Metro Goldwyn Mayer dei tempi migliori, apre la stagione dei grandi eventi. Sassari città metropolitana, che guarda o dovrebbe guardare all’Europa, non poteva che presentarsi ad inizio mandato portando in piazza le proprie prelibatezze culinarie. Certo è un po’ pochino se confrontiamo l’evento con le rassegne culturali delle città d’oltralpe, ma si sa che il popolo locale, anche quello vegetariano, si accontenta, anzi nel dubbio, anche per loro è pronta qualche bella portata di fave a ribisale e di mirinzana in forru”, esordisce il consigliere.

“Si comincia quindi con questo primo festival di cultura culinaria, ma in fondo sempre cultura è. Per dirla tutta, queste iniziative non sono particolarmente originali. A Parigi, qualche secolo fa, quella gran Dama di Maria Antonietta per ammaliare i suoi sudditi, pensava di organizzare banchetti a base di brioche, ma non le porto bene – prosegue -. A Sassari, nella città che cambia, si rispolvera con qualche mese di ritardo il famoso detto farani li candareri a fora li brasgeri, confondendo peraltro “li brasgeri” con la grabiglia, che meglio si presta ad accogliere la prelibata pietanza locale. Insomma comunque, in questo clima ottombrino un pezzo di cannaculo non si nega a nessuno. L’elenco delle ricette della cucina in ciabi è lungo, dalla faba a lu coccoi recitava una nota canzone in lingua sassarese, e tanto basta per organizzare nel nome della riscoperta culturale, banchetti per i prossimi cinque anni. I maligni potrebbero definire queste iniziative qualcosa di paragonabile ad una sagra paesana, ma quando le idee innovative scarseggiano, anche nella città che guarda al futuro, un giro di grabiglia accontenta tutti”.

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