Fallimento della Divina Provvidenza: “Rischi per Sassari

Divina Provvidenza Sassari

Il personale della Divina Provvidenza rischia di restare a casa.

E’ ancora polemica sul caso della Divina Provvidenza a Sassari. La casa di piazza Sant’Agostino, su cui pende una sentenza di fallimento, è stata dichiarata inagibile dal Tribunale fallimentare lo scorso 2 marzo, questo atto ha dato seguito alla notifica dell’obbligo di trasferimento degli ospiti da parte delle famiglie o degli amministratori di sostegno: “entro il 20 marzo dovranno trovare una nuova accoglienza, ma va sottolineato che la retta calmierata della Divina Provvidenza non è garantita da nessun’altra struttura – evidenza Piu – questo non permette a molti degli utenti di poter accedere ad altri presidi con rette più alte”.

Sono 17, 14 Oss e 3 generiche oltre a 3 amministrativi i lavoratori e le lavoratrici che tra qualche giorno saranno lasciati a casa: “la città non può permettere che queste professionalità vadano perse – sollecita il consigliere – occorre impegnarsi per attivare ogni azione possibile per ricollocare quanto prima tutti e tutte”.

La Regione ha stanziato, attraverso anche l’impegno di Piu, dal 2021 ad oggi oltre 4 milioni in totale, ma attualmente non risulta siano stati presentati piani di rientro: “A questo punto il percorso avviato dal Tribunale fallimentare non può essere in nessun modo invertito e tra qualche settimana la grande struttura sarà messa all’asta, abbiamo l’obbligo dunque di vigilare e fare in modo che non venga cambiata la destinazione d’uso della struttura, il ruolo sociale della Casa della Divina Provvidenza è non solo patrimonio decennale, ma rappresenta una necessità oggettiva per il presente e per il futuro di Sassari e del territorio che sempre di più avranno bisogno di avere strutture per accogliere gli anziani e i fragili. È necessario – esorta Piu – che la politica orienti e vigili il futuro percorso della struttura affinché i nuovi acquirenti non cambino la destinazione sociale dell’edificio.

Un percorso che garantisca che chi acquisterà potrà avviare solo un’attività destinata ad accogliere anziani e fragili, come è avvenuto negli ultimi 40 anni, per vedere risplendere la casa di riposo con la stessa finalità di oggi”. “Con una ventina di famiglie senza lavoro e molti dei 40 anziani e fragili ospiti della struttura privati dell’assistenza, il rischio di una significativa bomba sociale è dietro l’angolo e il territorio non può permetterselo”.

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