La ricerca delle varianti del laboratorio dell’Aou di Sassari.
Il centro Aou di Sassari, molto attivo nell’attività di ricerca e didattica nel campo del Covid, sta partecipando a ricerche nazionali ed internazionali e sta sviluppando maggiori capacità diagnostiche per la ricerca delle varianti del coronavirus Sars CoV-2. Attualmente utilizza una metodica che, nell’analisi del tampone molecolare, si basa sull’assenza dell’amplificazione del gene “S”, la proteina Spike dove sono localizzate le mutazioni delle varianti inglese, brasiliana e sud africana.
Grazie a queste modalità d’azione, proprio nei giorni scorsi sono stati immediatamente individuati i primi pazienti con questa variante. Il 13 febbraio scorso, infatti, alcuni campioni arrivati da Bono e processati al centro Aou, hanno evidenziato la potenziale presenza della variante inglese, poi confermata con il sequenziamento.
“Abbiamo subito allertato l’Igiene pubblica – afferma Salvatore Rubino – che ha immediatamente avviato una campagna di prelievi ed i tamponi che abbiamo processato nel nostro laboratorio nel weekend”. La prossima settimana, si conclude la seconda campagna di monitoraggio promossa dall’Istituto Superiore di Sanita e la sequenza di sei di questi campioni sarà inviata all’Iss per contribuire alla determinazione della prevalenza della variante inglese in Italia. A coordinare questa attività con l’Iss e l’assessorato regionale alla Sanita per l’Aou sono la professoressa Caterina Serra e la dottoressa Elena Rimini. “In questo modo – riprende il direttore del laboratorio – oltre a quelli di Bono, sono stati identificati anche diversi pazienti sospetti nel Nord Sardegna”.
“È chiaro che il sospetto – spiega ancora – si basa anche su una serie di indicazioni epidemiologiche dettate dal Ministero della Salute, che devono essere seguite. Tra queste, a esempio, la presenza di nuovi e improvvisi focolai infettivi, di persone provenienti da paesi potenzialmente a rischio, di persone che hanno avuto il Covid e si sono infettate di nuovo, di persone vaccinate che si infettano”.
Il laboratorio si sta attrezzando per effettuare l’attività di sequenza dell’intero genoma virale, grazie a uno strumento in grado di analizzare cento campioni per volta, donato dalla Fondazione Dinamo.