Così Sassari ricorda la sua vittima della Shoah

La pietra d’inciampo per commemorare Zaira Cohen Righi.

Inaugurata, questo pomeriggio, la pietra d’inciampo che commemora Zaira Cohen Righi, l’insegnante dell’Azuni deceduta ad Auschwitz nel 1944. L’opera si trova davanti al portone della casa, al numero 28 di piazza d’Italia, dove la  Cohen abitò per 25 anni insieme al marito Italo Righi, medico sassarese. A scoprire il blocco i suoi nipoti al termine della cerimonia a lei dedicata dall’International Inner Wheel Sassari Castello, società satellite, tutta al femminile, del Rotary. La pietra rappresenta, nelle parole delle socie, “un percorso di memoria per conoscere, interrogarsi e non dimenticare”.

La vicenda esistenziale di Zaira riecheggia negli interventi dei partecipanti, dal suo percorso di docente amata dagli allievi al girone infernale che la conduce alla  morte nei lager, tradita per 5mila lire dal portiere dello stabile di Firenze dove si era rifugiata insieme alla sorella Ione. Ora la pietra d’inciampo, creata dall’artista tedesco Gunter Demnig, e voluta con forza dalla presidente dell’International Carla Pasca, diventa proprietà del Comune di Sassari, donata dall’Inner Wheel attraverso un atto notarile letto durante l’incontro.

Presenti all’evento le massime autorità civili e religiose cittadine tra cui la prefetta Maria Luisa D’Alessandro, il questore Claudio Sanfilippo, il sindaco Nanni Campus e monsignor Gianfranco Saba. A soffermarsi sul significato profondo dell’iniziativa proprio l’arcivescovo: “Questa cerimonia ci ricorda quanto tutti apparteniamo a una stessa famiglia umana”. Una dichiarazione che richiama anche il passo del Talmud alla base del progetto: “Un uomo viene dimenticato solo quando si dimentica il suo nome”. E la memoria di Zaira Cohen Righi, a distanza di 76 anni, è ancora viva. 

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