La protesta in un bar di Sassari.
Finisce male la prima riunione di “Io apro” a Sassari. L’incontro di ieri, promosso dalla pagina facebook “Sardegna libera”, all’interno del bar “Invidia Caffè” in via Siotto Pintor, si è concluso con l’arrivo delle forze dell’ordine. “4 pattuglie di carabinieri e polizia di Stato”, riferisce Sonia Ortu, amministratrice della pagina social che ha già più di mille iscritti.
L’incontro di Io apro nel bar.
“Manco fossimo dei delinquenti”. Venti gli avventori dentro il locale, molti quelli rimasti fuori, tutti presenti per sostenere l’attività e, più in generale, il movimento di protesta “Io apro”, che chiede la riapertura dei locali chiusi per la pandemia. “Volevamo solo dare solidarietà a chi non può lavorare”, continua la Ortu. Ma si sono trovati di fronte gli uomini dell’Arma che hanno riscontrato la violazione della misura che prevede, per la ristorazione in Sardegna, unica regione in fascia rossa, solo l’asporto: “Ci hanno preso le generalità e a nessuno è stato intimato di andare via”.
La presenza dei sostenitori dell’Invidia Caffè, col passare delle ore, si è assottigliata rendendo inutili le due successive tappe, che avrebbero dovuto avere luogo in altrettanti bar. “Si sono tirati indietro”, afferma la Ortu che, da ieri, riceve insulti e minacce sui social: “Mi augurano di morire, mi danno dell’untrice.” Ma perché infrangere i decreti? “Non si può fermare tutto per un’influenza, per quanto pericolosa”, dichiara la signora che precisa di non essere una negazionista ma contesta le restrizioni dell’esecutivo: “Non ci fanno lavorare e nemmeno vivere”, conclude la Ortu, annunciando altre “disobbedienze”: “Una cosa è certa. Non vogliamo più stare in casa.”