I lavori consiliari di Sassari da remoto fino al 31 luglio.
Il Comune di Sassari proroga i lavori consiliari da remoto e scoppia la rivolta. Insorgono i consiglieri, tutti dell’opposizione, capitanati da Mariolino Andria, capogruppo del misto di minoranza, al grido di “Ora basta. Altri tre mesi, per la precisione fino al 31 luglio, con la politica sassarese ridotta a uno schermo sul pc e a connessioni ballerine“.
A deciderlo una determinazione di fine aprile della dirigente Daniela Marcellino che, con “forma quasi imperativa”, suggerisce Andria, provvede alla proroga “della gestione e registrazione delle riunioni consiliari via web”, sino, come detto, alle porte d’agosto.
Un accorgimento, sembrerebbe, puramente tecnico, nato per premunirsi da eventuali riscivolamenti in zona rossa e dal prolungamento dello stato d’emergenza nazionale all’ultimo giorno di luglio. Così lo spiega anche il presidente del Consiglio comunale, Maurilio Murru, giudicando “ogni polemica pretestuosa e priva di fondamento.” Ma è proprio sul cinquestelle, garante dei lavori di Palazzo Ducale, che si abbattono gli strali dei “ribelli”.
Secondo Francesco Ginesu, rappresentante della Lega, il pentastellato “garantisce solo di fare in modo di non avere mai una posizione contraria a quella del sindaco”. Massimo Rizzu, esponente di Sardegna Civica, lo include indirettamente: “E’ vergognoso”, tuona, “che vengano disattesi gli accordi assunti nella Conferenza dei Capigruppo, ovvero al ritorno graduale in presenza”.
Posizione, quest’ultima, confermata anche da Marco Dettori di Futuro Comune. Accordi a parte, a dare ulteriore fuoco alle polveri sono i soldi spesi per le paratie in plexiglass, che avrebbero dovuto separare i consiglieri durante le riunioni ma che, di fatto, sono rimaste inutilizzate. Uno spreco che non va giù a Ginesu mentre Lello Panu di Italia in Comune ritiene che Sassari debba tornare a fare politica in presenza come in gran parte del resto d’Italia. Per la minoranza esce dal coro il pd, che preferisce stare alla finestra preferendo non esprimersi su determine dirigenziali, e Daniele Deiana di Fratelli d’Italia che invita a “non fare demagogia”.
Ma per i figli del dio minore dell’agone politico cittadino, un limite sembra essere stato superato: “C’è un piccolo centro di potere, nessuno può più andare a Palazzo Ducale”, rimarca Andria che aggiunge su facebook: “Sto perdendo la mia proverbiale pazienza.”