UN ANNO DI PANDEMIA – I racconti – Federico Pintus. “Mai vissuta un’esperienza simile”

Un anno di pandemia raccontato dal presidente della Croce Blu Pintus.

Un anno dopo l’esplosione dei contagi da coronavirus, la situazione non sembra migliorare. E le parole di chi ha a che fare quotidianamente con il Covid, come il presidente della Croce Blu Sassari, Federico Pintus, ne sono la conferma.

“Siamo ad un anno dall’inizio della pandemia e sembra ieri. E’ successo in maniera veramente particolare perché chiaramente non eravamo abituati a gestire un evento simile – ha esordito Pintus -. Ricordo i primi giorni quando le informazioni erano poche. Diciamo che non si capiva bene e in molti dicevano che si trattava di un qualcosa legato alla prevenzione e che in Italia non sarebbe arrivato e ancor meno in Sardegna, poiché con il fatto che siamo un’isola saremo riusciti a bloccare i contagi“.

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I viaggi dalla Lombardia alla Sardegna hanno probabilmente acceso la miccia, ma il virus sarebbe arrivato nell’isola anche per altre vie. “Una domenica mattina, nello stesso giorno in cui chiusero la Lombardia, molti si stavano spostando verso la Sardegna. E da lì si è iniziato a pensare che sarebbe esplosa anche qui – ricorda il presidente -. Nella nostra regione e soprattutto da noi a Sassari, e nella provincia, la prima fase è stata perlopiù all’interno degli ospedali perché abbastanza controllata a livello esterno. Purtroppo i focolai negli ospedali e soprattutto nelle case di riposo, Casa Serena è l’esempio eclatante, ma anche San Nicola, hanno aggravato molto la situazione. Tant’è che i trasporti che facevamo e le urgenze non erano tante a livello di 118 perché all’epoca in quella prima fase era un mezzo medicalizzato in più che si occupava di andare a prendere i pazienti sospetti a casa, li portava in pronto soccorso e poi li trasferiva eventualmente in Malattie infettive. Noi a livelli di urgenza del 118 ci limitavamo ad andare sull’evento, vedere i criteri ed eventualmente chiamare la medicalizzata. Anche perché non c’erano i dispositivi di protezione individuale, proprio niente”.

Il reperimento delle mascherine, come si sa, è stato difficile. E lo è stato soprattutto per chi, come Pintus, opera nel settore sanitario. “Ricordo che i primi giorni, anche di notte, andavo tramite amicizie a cercare mascherine, anche semplicemente mascherine chirurgiche, le Ffp2 erano oro puro, difficilissime da trovare proprio perché non arrivavano in quanto c’era già stata la grossa ondata in Cina e quindi tutto era stato concentrato lì. E gran parte di questi dispositivi di protezione individuale venivano prodotti in Cina. E non li stavano portando, o comunque gran parte venivano bloccati alle dogane. Chiaramente essendo nel lockdown totale l’atmosfera era molto particolare. C’era una monotonia pazzesca, quindi dovevi stare comunque attento a non andare in burnout“, afferma il responsabile della Croce Blu Sassari.

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L’operatore sanitario, poi, si sofferma sui numerosi trasporti interni. “Con l’Aou noi abbiamo l’appalto da tempo, ne facevamo molti. Abbiamo iniziato da subito proprio con dei positivi al Covid, ma non erano tantissimi”, ha precisato.

E ricorda il passaggio all’estate. “Nel frattempo, i dispositivi di protezione individuale sono arrivati. E poco dopo l’Aou, per quanto riguarda i trasporti interni, ha deciso di fornirci i dispositivi di protezione individuale. Cosa che fa tutt’oggi e ogni 3 o 4 giorni ci fa una fornitura. Ovviamente parlo solo di noi che abbiamo l’appalto quindi noi, il Soccorso Sardo e il 2 F Soccorso. Mentre Areus ha iniziato a dare i dispositivi di protezione individuale a settembre. Quindi era difficoltoso, ma era da giugno più semplice trovare del materiale da poter acquistare, ma a prezzi assurdi”, conclude.

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