Francesco Erittu sta per pubblicare “Venti7”.
Ottocento qrcode appesi per tutta Sassari. E’ l’escamotage pubblicitario d’assalto del rapper Francesco Erittu, in arte Baggystone, per diffondere il verbo rimato dell’album in uscita “Venti7”. “Farò la stessa cosa anche a Milano – ci rivela Francesco – dove salirò per il mix dei pezzi a cura di Rani (Valentino Fiori)”. Inquadrando il codice ci si proietta nel suo canale instagram e al flusso dei freestyle, promo del disco registrato al Notorious Studio per la Dmrecordz e prodotto da Omgdewin (Antonio Pazzona). “Sono brani musicalmente più aggressivi, dove il rap spinge di più”.
È una cerchia sassarese a fare da corte artistica al ventisettenne nato e cresciuto a Monte Rosello come il collega Low-Red. “Nei miei testi parlo di andare via dal quartiere ma nel senso più ampio del lasciare la strada perché, come canto, ‘non ce la meritiamo’”. E si intuisce un passato problematico nelle parole di Baggystone ma anche una redenzione arrivata con la musica: “E’ sempre stata la mia passione. A undici anni ho chiesto per regalo un’asta e un microfono”. Con cui, sfruttando il programma audio Audacity, sforna i primi ‘flow’ e, nel tempo, altri album mentre la sua vita si biforca tra la rapmania e i lavori per sbarcare il lunario.
“Ne ho fatti una marea, in cantiere, pizzaiolo per dieci anni e da poco ho lasciato un contratto a tempo indeterminato da parrucchiere”. Per seguire la corrente ascendente musicale senza categorie di genere: “Non ho pre-impostazioni, vado molto di cuore, posso usare basi trap o anche di chitarra classica”. L’obiettivo è valicare i confini isolani, ”migliorare sempre”- con in testa i modelli Kanye West e Afap– e magari sfondare nell’industria musicale. E nel frattempo assemblare un movimento rap a Sassari che già da tempo muove i primi passi con l’obiettivo di andare altrove, oltre la ‘street’ dato che, citiamo ancora Baggystone, “non me ne volere se voglio di più”.