La copia della Divina Commedia del 1400 a Sassari.
Sassari non vuol mancare all’appuntamento con Dante Alighieri. L’occasione è quella del Dantedì, nella quale è stata illustrata la donazione fatta a Pasquale Tola della Divina Commedia, un’opera di fine 1400 con incisioni su disegni di Sandro Botticelli.
“Da aprile a settembre il Fai si farà promotore di un viaggio per la Sardegna all’insegna di Dante Alighieri – ha esordito Monica Scano, presidente del Fai Sardegna -. In un canto dell’Inferno, quello più conosciuto nella quale si citava il conte Ugolino, si parlava ad esempio del castello di Siliqua. Ma anche di altri luoghi. Per rievocarli inizieremo il 18 aprile al castello dei Malaspina a Osilo, il 3 luglio la visita a Nino di Gallura, luogo dantesco. Poi il 17 luglio visiteremo le Batterie Talmone a Palau”.
Nel sud Sardegna le visite proseguiranno alle saline Conti Vecchi dove si potranno guardare le stelle con gli astronomi. L’evento clou, tuttavia, sarà la visita al castello di Siliqua. Nell’oristanese sarà possibile visitare, compatibilmente con le restrizioni legate al Covid, alcuni luoghi legati alla malaria e il castello di Serravalle. Infine a Posada la visita sarà di 2 giorni, la prima al parco di Tepilora e la seconda al castello di Posada.
“La copia della Divina Commedia del 1400 custodita nella biblioteca di Sassari è stata possibile grazie alla stampa su rame – ha affermato Cristina Cugia, per anni direttrice della biblioteca di Sassari -. L’illustrazione è stata possibile solo per i primi 2 canti, anche se l’idea era quella di illustrarli tutti. È l’opera più antica, se non consideriamo la prima che venne realizzata per prova. Come questo esemplare, raro e di pregio, ne sono state censite poche al mondo, di cui una è custodita nella biblioteca di Firenze e l’altra a Monaco di Baviera“.
La Sardegna era stata citata per ben 7 volte nella Divina Commedia di Dante Alighieri, mentre la Sicilia appena 4. Il Sommo Poeta ebbe numerosi informatori sardi, tra questi Nino Visconti e Currado Malaspina.
“Dante non era un antisardo. E l’isola era definita caput et sustentatio Pisa già alla fine del 1200. Questo smentisce il pensare che l’isola fosse tagliata fuori dalla storia – ha affermato lo storico Federico Francioni -. Nell’attuale corso Vittorio Emanuele ad esempio si tramanda che visse Michele Zanche di cui si parla nel XXII canto dell’Inferno. Segno evidente che Dante aveva legami con l’isola e la conosceva bene”.