La vita dei senza tetto ospiti nel dormitorio di Sassari.
Così vicini e così lontani da noi. Sono i senza fissa dimora, costretti a elemosinare, ogni giorno, un letto, uno spazio, un pasto. Tra questi i 9 ospiti del dormitorio di via Duca degli Abruzzi a Sassari, struttura comunale data in gestione alla Caritas. Un numero invariabile, limitato dalle restrizioni sanitarie – 22 le persone che si potevano accogliere prima del covid – ma variegato e fluido nella sua composizione. Al momento, nelle cinque stanze del centro, che include anche due bagni e due docce, ci sono 5 sassaresi e 4 stranieri, tra tunisini, pakistani e nigeriani. “Tutti tranquilli”, specifica Giulio, responsabile notturno del dormitorio. Una condizione attestata dai colloqui che i candidati al pernottamento devono sostenere, prima di entrare, con gli psicologi della Diocesi.
“L’altro requisito è aver fatto il tampone”, continua Giulio che, a completare il quadro sul versante controlli, racconta come i carabinieri facciano frequente visita ai locali. “È un posto dignitoso”, rimarca Amir, originario di Mahdia sulla costa tunisina, e da qualche giorno ospite in via Duca degli Abruzzi. “Lotto da sempre”, fa Amir. “A 14 anni dovevo campare tutta la famiglia. Ora spero di finire gli studi”. Studi interrotti dalla pandemia come incompiute sono anche le vite di chi si appoggia ai centri di accoglienza nella speranza-ossessione di trovare una casa. “Mi danno 430 euro di reddito di cittadinanza”, tuona Enzo, un altro ospite, “ma poi chi affitta ne vuole 500 di caparra”. Un circolo vizioso che, per molti, si traduce nel ritorno alla base dei centri di accoglienza.
“Ma qui non possiamo tenerli a lungo”, sottolinea Giulio che alle 8 chiude gli spazi dopo aver fatto firmare per l’uscita e riapre alle 19, in tempo per la cena, uno dei due pasti, insieme alla colazione, offerti dalla Caritas. “Cosa fanno in quelle 13 ore? Qualcuno va al centro diurno di via Principessa Iolanda”. Per il resto si vivacchia o vagabonda in attesa di qualcosa che svolti l’esistenza. “Non siamo all’anno zero”, sottolinea Antonello Sassu, assessore comunale ai Servizi sociali. “La rete di assistenza a Sassari per i senza tetto funziona”. Proprio mentre lo dice passa Enzo: “Novità per le case?” La domanda resta senza risposta. Per fortuna c’è il dormitorio.