Scala di Giocca sequestrata, da simbolo del boom economico al degrado

Il degrado dell’ex cementificio di Scala di Giocca.

Il cementificio di Scala di Giocca, inaugurato da Italcementi nel 1957 per soddisfare la crescente domanda di cemento nel nord Sardegna e combattere la disoccupazione a Sassari, occupa un’area di 80mila metri quadri. Strategicamente posizionato lungo la linea ferroviaria, era vicino alla piccola stazione e alle cave del massiccio di Canechervu, da cui si estraevano le materie prime. Durante il suo apice, l’impianto impiegava quasi mille operai, molti dei quali risiedevano nelle vicine case di servizio. Tuttavia, dagli anni ’80 lo stabilimento è entrato in una lenta fase di declino, culminata nella chiusura definitiva nel 2010.

Nel novembre 2023, Italcementi ha cambiato nome in Heidelberg Materials, adottando il brand del gruppo di cui fa parte dal 2016. Dal 2018, l’ex cementificio è gestito da Ital Real Estate, che amministra il vasto patrimonio immobiliare del gruppo in Italia. Questo comprende dieci cementerie, quattro centri di macinazione, 122 impianti di calcestruzzo, 13 cave e numerosi impianti dismessi, come quello di Scala di Giocca.

Nonostante i numerosi progetti di rilancio e bonifica, il cementificio di Scala di Giocca è rimasto abbandonato, silenzioso e decadente. Le sue tre imponenti ciminiere dominano la 131, mentre i forni rotativi e il capannone generale, lungo 120 metri, sono ricoperti di polvere e guano. Molte aree pericolose sono transennate, ma vecchi cartelli di sicurezza sono ancora visibili.

Sebbene il sito sia chiuso, l’accesso non è impossibile. Curiosi e appassionati di luoghi abbandonati visitano spesso l’area, insieme a writer che lasciano graffiti sulle pareti. Purtroppo, anche vandali e sbandati si intrufolano nell’impianto, mettendo a rischio la loro sicurezza e danneggiando ulteriormente la struttura.

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