Il sit-in del gruppo di studenti dell’Ersu di Sassari.
Neanche le alte temperature hanno impedito, ad un gruppo di studenti dell’Ersu di Sassari, di manifestare. Il sit-in, attivo dalle 9:30 di questa mattina, in via Coppino, dietro la sede della struttura, è stato deciso contro alcune decisioni giudicate assurde. Non è la prima volta che gli studenti hanno cercato il confronto con i dirigenti dell’Ente regionale per lo studio universitario. Lo scorso 22 maggio una lettera era stata inviata e accolta con una riunione indetta il 10 giugno.
Una missiva per chiedere che i ragazzi rimasti fuori dalla struttura durante il periodo di lockdown possano rientrare definitivamente nella residenza e nella propria camera. Ma anche quanti soggiornano nella residenza universitaria possano passare la notte fuori, senza che questa scelta comprometta la loro permanenza nella stessa. E, ancora, la richiesta del rimborso dei soldi versati per la mensa nei mesi in cui è rimasta chiusa senza offrire alcun tipo di soluzione alternativa come dei buoni pasto, così come la restituzione del denaro versato per l’affitto, soprattutto dei mesi in cui l’ente ha vietato il rientro degli studenti, nonostante la riapertura della viabilità.
“Abbiamo deciso di far sentire la nostra voce perché le regole imposte sono ridicole. Come il fatto più eclatante che è quello che non ci si può spostare dalla struttura per più di una notte perché si viene cacciati via – ha affermato Giovanni Massaiu, uno degli studenti presenti al sit-in di Sassari giunto da Oliena -. Chiediamo all’Ersu di far rientrare chi ha bisogno nelle residenze, visto che sono stanze pagate, e qualora non fosse possibile almeno la restituzione delle quote”.
A prendere la parola è stata anche Mariangela Pinna, rappresentante degli studenti nel Consiglio di amministrazione Ersu: “A giugno il mio mandato è decaduto e l’università non ha potuto indire le elezioni. La carica è stata prorogata fino al 15 luglio e attendo lo sblocco da parte del presidente del consiglio regionale. Lamento inoltre che, nonostante il Consiglio di amministrazione si sia riunito, non ero presente ed è stata una scorrettezza visto che mancava la mia figura come rappresentante degli studenti”.
Un periodo non certamente proficuo nel dialogo tra gli studenti e l’Ersu. Questi ultimi, tuttavia, hanno ribadito che le strutture sono rimaste aperte, mentre i giovani ribadiscono che si tratta di una mezza verità e dunque una mezza bugia, vista la chiusura della sede in via La Marmora. Un problema che ha coinvolto direttamente due ragazze che, secondo quanto affermato dagli stessi studenti, sarebbero state sgomberate e sistemate provvisoriamente a casa di amiche. Il caso più emblematico pochi giorni fa quando, una ragazza marocchina era stata espulsa dopo aver trascorso una notte fuori e che si trova attualmente sistemata nella foresteria agraria grazie all’impegno del progetto Forme.
Ma sono tanti altri i problemi che confliggono tra universitari ed Ersu. Se da una parte vi è la richiesta, più che legittima, di ritornare negli alloggi pagati per seguire le lezioni, dall’altra il diritto allo studio rischia di venir meno soprattutto per quanti abitano nei piccoli centri e non sempre sono provvisti di wifi. Stesso discorso per l’accesso alla biblioteca universitaria che manca fisicamente poiché la maggior parte degli studenti non può accedere all’Ente regionale per lo studio universitario.