L’appuntamento il 9 settembre.
“Corpi in movimento – Festival della Danza d’autore” si prepara ad accogliere uno degli appuntamenti più importanti della XVI edizione. Quello con la grande artista Luciana Savignano, una vera icona della danza considerata al pari di personaggi come Carla Fracci e Rudolf Nureyev. Lunedì 9 settembre alle 21, sul palcoscenico del Teatro Verdi, l’Étoile Internazionale Luciana Savignano con Padova Danza presentano il “Bolero, prigionia di un amore”: uno spettacolo in cui la versione di Bejart rappresenta il punto di partenza dove sensualità ed erotismo gridano libertà.
In questo lavoro quel grido di libertà diventa urlo di prigionia. Emerge il racconto della segregazione di un amore malato, un mantra che “urla dentro il silenzio immerso in una società martoriata dal femminicidio”.
Interpretato dalla Savignano con i solisti di Padova Danza diretti da Gabriella Furlan Malvezzi, lo spettacolo sarà impreziosito dagli interventi dell’attore Matteo di Girolamo, al quale saranno affidate le voci di vittime e carnefici. Voci che appaiono distinte ma come parte di una medesima natura.
Malgrado la tematica sia indirizzata inevitabilmente verso il tessuto emotivo femminile, colpito in modo più atroce, la voce e il corpo sono affidate volutamente a un uomo poiché la violenza di genere non ha confini, e perché nella visione degli ideatori, il dramma dei maltrattamenti sulle donne è anche quello degli uomini che restano.
Le note del Bolero di Maurice Ravel fanno da colonna portante a tutta l’opera, per ritrovarsi come echi della dimensione emotiva attraverso gli interventi del musicista Enrico Gabrielli. Nell’incontrare la coreografia, il soggetto e i testi di Milena Zullo, il brano musicale racchiude in sé una magia, una forza capace di ipnotizzare. Appare come un mantra che conduce lentamente e inesorabilmente nella caverna della nostra intimità.
“La presenza di Luciana Savignano – sostengono gli autori – regala ancor più a questo lavoro il desiderio umile di continuità. La straordinaria danzatrice, limpido gioiello dell’arte tersicorea, racchiude in sé l’iconografia del femmineo più nobilmente inteso. È il simbolo dell’anima e della carne dell’essere donna, quanto più di prezioso altra donna e la società tutta possa mai partorire”. L’artista diverrà qui il racconto di una mortificazione che pesa sull’incapacità, ancora oggi, di proteggere la laica sacralità della Bellezza. Il festival è organizzato dall’Associazione Danzeventi con il sostegno del Comune di Sennori e il patrocinio del Comune di Sassari, della Fondazione di Sardegna, Mibact e Ras.