Il triste anniversario di Dionigi Rassu.
Mentre in Cina si lotta contro il tempo per salvare 21 minatori bloccati in una miniera dello Xinjiang, a Sassari è tornata alla mente la tragedia di Dionigi Rassu. Proprio in questo giorno, l’11 aprile 1960, il minatore venne ucciso dalle esalazioni di gas nella miniera di Canaglia per salvare il collega Gavino Milia.
Quel giorno Rassu e Milia avevano fatto brillare delle mine e avrebbero dovuto completare lo sgombero della galleria dal materiale cascato per effetto delle deflagrazioni. Il forte odore aveva sconsigliato di scendere, ma intorno alle 20 i due decisero di percorrere le scale che portavano nella parte inferiore.
Il fumo e il forte odore, nel frattempo, avevano annebbiato la visibilità e i sensi di Gavino Milia che accusò un malore. Da lì la richiesta di soccorso a Rassu che, senza pensarci un attimo, lo prese per il braccio conducendolo nella via del ritorno. Più volte, quest’ultimo, cercò di tranquillizzare l’amico che da lì a poco sarebbe svenuto. Ma il destino, beffardo, aveva deciso di accanirsi contro Dionigi che, a causa di un violento capogiro, precipitò nel fondo della galleria.
Dionigi viveva alla periferia di Sassari, nel quartiere di La Pedraia, e aveva appena 34 anni. Sua moglie, Natalina, si ritrovò a crescere da sola i 6 piccoli figli, di cui due avevano poco meno di un anno. Un uomo caduto sul lavoro, morto da eroe per salvare un collega, che nonostante la dimostrazione di altruismo con il sacrificio della vita non è mai stato ricordato dalle istituzioni cittadine.