Criticità nel carcere di Bancali, il sindacato dei poliziotti sollecita i vertici del Dap

Carenze di organico e problemi con i detenuti del carcere di Bancali.

Peggiorano le condizioni del carcere di Bancali, a Sassari. Martedì 22 ottobre il Segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, Donato Capece, accompagnato dai quadri sindacali della Sardegna, guidati dal segretario regionale Luca Fais, dal delegato nazionale per la Sardegna Antonio Cannas e dai dirigenti locali, ha visitato il carcere Bancali di Sassari e, successivamente, quello di Oristano. 

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“Le condizioni delle Case Circondariali di Oristano e Sassari continuano ad essere allarmanti per sovraffollamento, carenza di organico e difficoltà nella gestione della popolazione detenuta”, denunciano i sindacalisti. “Come da tempo denunciato dal nostro sindacato, il primo e più rappresentativo della Polizia Penitenziaria”, proseguono, “e come emerso dalle visite effettuate, è emerso che nel penitenziario sono assai precarie le condizioni per gestire i troppi detenuti; il personale di polizia penitenziaria è ormai stanco e sfiduciato, nonostante l’eroico servizio che quotidianamente svolge. Oramai da diverso tempo viene denunciata la precaria situazione penitenziaria della Sardegna, che si caratterizza anche per atti particolarmente violenti contro i poliziotti penitenziari e dall’assenza di provvedimenti contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze”.

“Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno”, rimarca la delegazione del SAPPE, che informerà i vertici del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sul “mancato auspicato miglioramento delle condizioni di lavoro del personale del Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio presso gli istituti penitenziari della Sardegna, per larga parte accomunati da gravissime criticità: una importante carenza di personale; il costante verificarsi di eventi critici, nella maggior parte dei casi aggressioni nei confronti di personale; l’introduzione di oggetti e materiali non consentiti (droga, telefonini; etc.); l’assenza di medici e la precarietà di quelli presenti, la maggior ha infatti un contratto a tempo determinato di soli pochi mesi”.  Il SAPPE ha poi visitato il carcere di Oristano.

Capece ‘mette sul tavolo’ “tre argomenti importanti e fondamentali che meriterebbero una particolare attenzione risolutiva: mi riferisco, in particolare, alla alta concentrazione di detenuti tossicodipendenti, che rappresentano quasi il 30% delle persone, italiane e straniere, detenute in Italia, ossia uno su tre. La presenza di tossicodipendenti in carcere comporta da sempre notevoli problemi di gestione all’interno di un ambiente di per sé così problematico, soprattutto in relazione agli interventi sanitari necessari. Questo problema richiede fin dall’inizio la disponibilità di strutture esterne che si facciano carico della gestione dei tossicodipendenti. “Altra criticità”, prosegue, “è quella connessa ai troppi detenuti con problemi psichiatrici riversati nelle carceri dopo la chiusura degli OPG; soggetti spessissimo protagonisti di atti violenti contro i poliziotti penitenziari. Anche questo problema andrebbe affrontato con la disponibilità di strutture esterne che si facciano carico della gestione dei detenuti malati mentali (le REMS, attualmente assolutamente insufficienti).

Per il leader del SAPPE, “l’ultima gravissima emergenza penitenziaria, in parte diretta responsabile delle precedenti due, è l’inadeguatezza dell’assistenza sanitaria nelle carceri. Inadeguatezza che comporta un esagerato via vai di detenuti tra il carcere e le strutture ospedaliere con inevitabile ricaduta sui carichi di lavoro e sulla sicurezza e l’ordine pubblico. In questo caso, il problema andrebbe affrontato con il ripristino della sanità penitenziaria (che era una eccellenza nazionale) inopinatamente abolita una ventina di anni fa”. “In un simile contesto, per il SAPPE, è inaccettabile lo scenario quotidiano in cui opera il Corpo di Polizia Penitenziaria, tra aggressioni, rivolte ed altri eventi critici”, conclude Capece, che ha parole di elogio per i poliziotti penitenziari in servizio in Sardegna ma denuncia: “sono troppe e intollerabili le aggressioni contro la Polizia Penitenziaria. Sono troppo pochi i poliziotti in servizio (la scopertura di organico è del 16%) e ancora costretti ad esercitare la vigilanza dinamica. Così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano”.

Domani, mercoledì 23 ottobre, il segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Capece ed il segretario regionale Fais  visiteranno le carceri di Cagliari (ore 9.00) e Is Arenas (ore 12.30).

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