L’algoritmo inventato a Sassari contro il Covid è un modello nazionale

L’algoritmo decisionale contro il Covid di Sassari.

Ha dimostrato di essere un valido supporto decisionale per i pazienti con patologie acute che necessitano di ricovero ospedaliero. L’algoritmo decisionale contro il Covid-19, sviluppato all’interno della struttura di Pronto soccorso e Medicina d’urgenza del Santissima Annunziata, torna a far parlare di sé. E questa volta grazie alla rivista “Italian Journal of Emergency Medicine” che questo mese ha pubblicato l’articolo “Dealing with patients with suspected COVID-19 active infection: a challenge for emergency physicians” (Come affrontare i pazienti con sospetta infezione attiva Covid: una sfida per il medico d’urgenza) e firmato dai medici della struttura sassarese Francesco Bella, Chiara Pes, Laura Sini, Costantino Cossu, Aurora Vecchiato, Alessandra Melis e Paolo Pinna Parpaglia.

“L’algoritmo gestionale – spiega il dottor Paolo Pinna Parpaglia che ha guidato il gruppo di studio che lo ha elaborato –  è stato predisposto con lo scopo di evitare la penetrazione del virus all’interno dell’ospedale e salvaguardare la sicurezza di pazienti e operatori, consentendo di identificare una popolazione con infezione Sars-Cov2 altamente improbabile. La pubblicazione sulla rivista della Società italiana di medicina d’emergenza e urgenza credo rappresenti un riconoscimento del buon lavoro fatto e, soprattutto, possa tranquillizzare sulla correttezza dei percorsi a suo tempo individuati”.

In sintesi nell’articolo si legge che è stato preso in esame un numero rilevante di 290 pazienti, considerati sospetti per infezione Covid attiva e identificati come tali attraverso l’algoritmo decisionale adottato dal Pronto soccorso dell’Aou di Sassari e quindi gestiti in isolamento nel percorso protetto dedicato (cosiddetto “sporco”). Di questi, il 21% è risultato effettivamente affetto da Covid, mentre nel restante 79% dei pazienti l’infezione Covid è stata esclusa al termine di un lungo e complesso iter diagnostico.

È stata misurata quindi la rilevanza (“peso diagnostico”) dei singoli accertamenti effettuati sulla capacità di distinguere i Covid sospetti (ma non confermati) dai Covid accertati e, dunque, di riconoscere i pazienti effettivamente malati. I criteri epidemiologici, cioè la provenienza da zone rosse e contatto “a rischio” con soggetti Covid positivi, quindi la presenza di insufficienza respiratoria e/o febbre non altrimenti spiegate, si sono dimostrati altamente predittivi di infezione Covid attiva. Al contrario, molti degli esami e dei sintomi abitualmente considerati indicativi di infezione Covid lo sono stati meno, o non si sono dimostrati affatto utili nel definire la probabilità di malattia. 

Nell’articolo si legge ancora che la normalità della TC del torace ha dimostrato di poter escludere l’infezione attiva nel 100 per cento dei casi sospetti. Gli autori dell’articolo, inoltre, sottolineano che il modello organizzativo adottato nel Pronto soccorso del Santissima Annunziata si è dimostrato sicuro, in quanto nessun paziente Covid positivo è “sfuggito” ai filtri sequenziali del pre-triage e del triage.

“I risultati ottenuti – concludono – potranno consentire di perfezionare il modello predittivo di infezione attiva per i pazienti considerati sospetti per Covid, con l’obiettivo di intercettare più precocemente i pazienti con concreta probabilità di malattia da nuovo coronavirus. Nel contempo, sarà necessario continuare a mantenere un elevato standard di sicurezza: una delle sfide più difficili del medico d’urgenza in questo periodo”.

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