Molti bar e ristoranti decidono di chiudere, stop anche alla movida a Sassari

I locali di Sassari e il coronavirus.

Le ulteriori misure restrittive, fortemente volute dal Governo, che da ieri inaspriscono le norme in materia di contrasto al diffondersi del coronavirus, colpiscono direttamente anche gli esercenti della provincia di Sassari.

In città numerosi locali, frequentati perlopiù da giovani, hanno deciso di mantenere le serrande abbassate come il Clamaro di via Asproni. Altri, invece, terranno il locali aperti fino alle 18, così come stabilito dal Consiglio dei ministri.

A onor del vero, già da ieri la città si era risvegliata in un clima spettrale. Strade e piazze pressoché deserte. Negozi e centri commerciali vuoti. Diverso, invece, il discorso per i supermercati, soprattutto i più economici, dove numerose persone hanno fatto provviste non sempre rispettando la distanza di sicurezza obbligata dal governo.

I centri commerciali come Auchan, Tanit e Cortesantamaria hanno avuto cali importanti. Stando alle stime di alcuni commercianti, le perdite sono state pari al 30%.

Anche i bar non se la cavano meglio. In centro, numerosi locali hanno chiuso nel primo pomeriggio. In particolare nei Portici Crispo e in via Torre Tonda, generalmente frequentatissimi dai giovani. Numerose, le lamentele, per quelle che vengono considerate scelte allarmistiche. Le chiusure, da quanto affermano gli stessi titolari, potrebbero andare avanti fintanto che non arriveranno comunicazioni positive dal Governo.

“Siamo aperti ma pensiamo di chiudere alcuni giorni visto che oggi non abbiamo lavorato quasi niente – afferma il titolare di un bar all’Emiciclo Garibaldi -. Stamane abbiamo servito pochissime colazioni, inoltre le persone devono mantenere le distanze di sicurezza e questo fa calare drasticamente il numero delle presenze e gli incassi. Tra pagare i camerieri e lo spreco di energia elettrica, ci conviene chiudere fintantoché la situazione non inizi a tornare alla normalità“.

“Negli ultimi giorni hanno disdetto oltre 400 persone, 120 solo ieri – afferma Pietro Lai, titolare del Borgo di Torre Tonda -. Questo mi costringe a mettere part-time 21 dipendenti già da mercoledì. Non so se questo clima d’allarme si è giustificato, ma la gente ha paura“.

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