Dopo l’ultima aggressione a Bancali, qual è la vera situazione del carcere

La situazione del carcere di Bancali.

Un messaggio chiaro che vuole arrivare diritto a chi ascolta, dove le parole sono scandite una ad una: “Io non soffro della famosa sindrome di Stoccolma, non amo i carcerati e odio il carcere. Però amo profondamente l’individuo”.

Tuona così il garante dei detenuti del carcere sassarese di Bancali Antonello Unida, che vuole dire la sua a proposito di come viene concepito il sistema penitenziario, sia a livello locale che a livello nazionale. “Le strutture penitenziarie sono lo specchio della società – afferma risoluto – basti pensare a come funzionano nel nord Europa, dove diversamente da noi non c’è lo stesso tasso di delinquenza”.

Inizia il suo sfogo Unida, ponendo l’accento su ciò che sta succedendo all’interno della struttura penitenziaria. Lo fa con la sua solita schiettezza e senza peli sulla lingua. “Quello che è accaduto giovedì scorso, mi riferisco alla lite tra detenuti scoppiata all’interno della sezione lavoranti, non mi piace, ed è grave che non mi sia reso conto di niente”.

All’interno di ciascuna sezione ci sono circa 40 detenuti. Alcuni di loro hanno la possibilità di stare fuori dalle celle per otto ore al giorno, in corridoio, e di interagire. Ma che tempo è quello trascorso ad oziare? “Un tempo che non porta a niente, solo all’esasperazione. Il carcere come viene oggi concepito non è rieducativo, non c’è alcuna forma di riabilitazione per l’individuo”, afferma.

Infine punta dritto sulle cose che proprio non vanno: “Vogliamo parlare di come è la situazione all’interno della cucina? Su 4 bollitori ne funziona solamente uno. Fino a qualche settimana fa non funzionava neppure il cancello di ingresso, e gli educatori, su 500 detenuti sono solamente 3, donne straordinarie, ma che da sole non ce la possono fare”. 

Infine si toglie l’ultimo sassolino: “Basta con gli attacchi frontali ai garanti. Sono del parere che bisognerà costruire ponti, non muri, e lavorare tutti assieme. Sono pronto a fare la mia parte, e sono il primo ad andare in difesa degli agenti di polizia penitenziaria, che fanno un lavoro veramente delicato. Se è vero che la struttura di Bancali è di importanza nazionale, allora bisogna dare risposte altrettanto importanti. Occorre garantire la sicurezza di tutti, anche dell’individuo che sbaglia. Perchè è lecito cadere, ma è anche lecito rialzarsi”.

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