I parametri nella lotta al Covid per cui la Sardegna rischia la zona arancione

I parametri per cui la Sardegna rischia di diventare zona arancione.

La Sardegna rischia di passare dalla zona gialla a quella arancione. Questo a causa della crescita dei contagi da coronavirus, benché il rapporto tra positivi e testati sia del 13,8%, mentre nella prima settimana di novembre era al 13,4%. In sofferenza anche la terapia intensiva, che supera la soglia del 30%, per quanto riguarda l’occupazione dei posti letto Covid, attualmente al 37%.

A confermare la pressione dei positivi negli ospedali dell’isola è anche la Fondazione Gimbe, che ha rilevato un peggioramento nello stesso periodo del mese corrente. Va meglio, invece, nella settimana dall’11 al 17 novembre, dove si registra un minore incremento percentuale dei casi rispetto alla settimana precedente, ovvero il 23,1%.

Il Governo e Comitato tecnico scientifico, tuttavia, dovranno tener conto di 21 parametri, suddivisi in 3 macro indicatori, prima di inserire la Sardegna in zona arancione. Il primo riguarda la capacità di monitoraggio, il secondo la capacità di accertamento diagnostico e di gestione di contatti. Infine la stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari.

Proprio oggi, il Governo ha avuto un vertice con i presidenti regionali e gli stessi parametri potrebbero essere semplificati. Le misure entrate in vigore con l’ultimo Dpcm resteranno in vigore fino al 3 dicembre. E nella stessa data, qualora i dati mostrassero un peggioramento, l’isola entrerebbe a far parte della zona arancione. Per accelerare il lavoro delle sanità regionali alcuni governatori hanno espresso al presidente del Consiglio l’opportunità di utilizzare i tamponi rapidi, ma anche l’estensione dei ristori alle ordinanze regionali.

Gli indicatori della capacità di monitoraggio sono 6 e rilevano il numero dei casi sintomatici comunicati ogni mese. Viene indicata la data di inizio dei sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza sanitaria nel medesimo periodo. Ma anche il numero delle persone ricoverate in ospedale, in reparti diversi dalla terapia intensiva, nella quale viene indicata la data di ricovero e il totale dei casi. Notificati anche i casi per mese con storie di trasferimento e ricovero in terapia intensiva con relative date. Stesso discorso per i casi comunicati nel comune di domicilio o residenza con il totale di casi. Segue il numero di liste di controllo fornite settimanalmente alle strutture residenziali sociosanitarie, benché opzionale. Infine il numero delle stesse strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alle liste con una criticità riscontrata. Anche in questo caso opzionale.

Gli indicatori della capacità di accertamento diagnostico e di gestione dei contatti, invece, prevedono l’accertamento della percentuale di tamponi positivi escludendo le attività di screening. Poi il tempo tra l’inizio dei sintomi e la diagnosi, così come l’inizio dei sintomi e l’isolamento. Seguono gli accertamenti sul numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al tracciamento, e alle attività di prelievo/invio ai lavoratori di riferimento con monitoraggio dei contatti stretti posti in quarantena. Infine il numero dei casi confermati di infezione nella regione per cui è stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti e totale dei nuovi casi di infezione confermati.

Ultimo indicatore resta quello della stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari. A partire dal numero dei casi riportati alla protezione civile nelle ultime 2 settimane, l’Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata dall’Istituto Superiore di Sanità. In questo caso si utilizzano 2 indicatori, basati sulla data dell’inizio dei sintomi e ospedalizzazione. Segue il numero di casi riportati alla sorveglianza sentilla Covid-net per settimana, numero di casi per diagnosi e data inizio dei sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 per giorno, il numero dei nuovi focolai di trasmissione di 2 o più casi collegati tra loro o un aumento inatteso dei casi in un tempo e luogo definito. Successivamente il numero dei nuovi casi di infezione confermata da coronavirus per Regione non associati a catene di trasmissione note, il numero di accessi al Pronto Soccorso con classificazione Icd-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a Covid-19, e il numero di accessi. Infine il tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti contagiati da coronavirus e l’occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti Covid.

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