La Sardegna supera la soglia del 30% nelle terapie intensive

Il monitoraggio della fondazione Gimbe.

La Sardegna supera la soglia del 30% per quanto riguarda i posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti Covid. E’ questo uno dei dati più preoccupanti rilevati dall’ultimo monitoraggio della fondazione Gimbe. Ma ci sono anche dei parametri in miglioramento.

Nell’ultima settimana, dal 13 al 19 gennaio 2021 rapportata con la precedente, in Sardegna i casi attualmente positivi ogni 100mila abitanti sono 1.063, un aumento minimo se confrontato con i 1.062 della precedente. Buone notizie dall’incremento percentuale dei casi segna un 4.6%, in diminuzione dal 6,7% dei 7 giorni precedenti. Migliora anche il rapporto tra i positivi e i casi testati che scende al 9,6%.

Tornano a salire anche i casi testati: ora in Sardegna sono 1.007 ogni 100mila abitanti, mentre la settimana precedente erano 903. Scende di un punto percentuale la pressione sui posto letto in area non critica (30%). Peggiora invece la pressione in terapia intensiva, che in una settimana passa dal 25% al 31%.

Per quanto riguarda l’Italia, nell’ultima settimana, rispetto alla precedente, il monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe rileva la riduzione dei nuovi casi (97.335 vs 121.644) a fronte di un significativo e anomalo calo del rapporto positivi/casi testati (19,8% vs 29,5%). In leggera diminuzione i casi attualmente positivi (535.524 vs 570.040) e, sul fronte ospedaliero, si riducono i ricoverati con sintomi (22.699 vs 23.712) e le terapie intensive (2.487 vs 2.636); lieve calo dei decessi (3.338 vs 3.490).

“Dopo due settimane di lenta risalita di tutte le curve che riflettevano gli allentamenti pre-natalizi – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – si osserva una riduzione dei nuovi casi grazie agli effetti del Decreto Natale, che nei primi giorni ha di fatto colorato di rosso l’intero Paese”. 

Un capitolo a parte lo merita i vaccini. Al 20 gennaio (aggiornamento ore 21.48) sono state consegnate alle Regioni 1.558.635 dosi, di cui 1.250.903 già somministrate (80,3%), con inevitabile rallentamento negli ultimi giorni. Tuttavia, solo 9.160 persone hanno completato il ciclo vaccinale, mentre 13.534 persone avrebbero già dovuto ricevere la seconda dose. “Tenendo conto dei possibili ritardi di consegna, anche comunicati last minute come nel caso di Pfizer – spiega il presidente – è fondamentale che in questa fase le Regioni accantonino i vaccini per la somministrazione della seconda dose. La campagna vaccinale non è una gara di velocità: l’unità di misura su cui confrontarsi, sia con gli altri Paesi, sia tra le Regioni, non è infatti il numero di dosi somministrate, ma la percentuale della popolazione che ha completato il ciclo vaccinale“.

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