Il writer Noxer difende l’arte Writer.
Noxer ha 27 anni, è originario di Sorso e come tanti ha la passione per i graffiti. La sua arte è iniziata nel 2011, provando il brivido di qualcosa che ancora oggi è considerato illecito. Anche perché, secondo il codice penale “imbrattare o deturpare i muri altrui è un reato punito dalla legge con una multa che può arrivare fino a 103 euro”. Per l’artista poco importa, la passione viene prima di qualsiasi altra cosa.
“Non ho un mestiere fisso, ma ho fatto svariati lavori. Ho iniziato da piccolo, verso i 12-13 anni, seguendo mio padre come idraulico e manovale per guadagnare la paghetta settimanale – afferma il giovane -. Poi ho fatto il cameriere in diversi punti della Sardegna e fuori dall’isola come il lavapiatti e l’aiuto cuoco. Poi lavorato in cantiere in campagna e ho svolto un anno di servizio civile a stretto contatto con adulti e ragazzi con disabilità fisiche o mentali. Nonostante questo disegno su qualsiasi superficie si possa fare”.
Noxer ha iniziato con le prime bozze dei graffiti nel 2011, perché spesso si sentiva dire di esser bravo a disegnare. Poco dopo ha conosciuto un videogioco, Getting Up, che gli ha aperto la mente: “Di colpo è stato come avere una nuova chiave di lettura. Un occhio diverso, tutte le firme che trovavo sulle superfici delle strade e delle città erano diventate comprensibili e mi bombardavano la mente con nuove fantasie. Facevo sketch in continuazione, giorno e notte, mentre ero in classe, sul treno o sul tram, ho girato a piedi per tutta Sassari per prendere appunti, ispirazione. Non ho copiato lettere o stili precisi, quello che per qualcuno era una E per me diventava un’altra lettera e così via. Non era importante copiare lo stile figo. Quello veniva apprezzato e rispettato da me, tant’è che piuttosto di coprire qualcosa di figo fatto da altri, coprivo i miei stessi pezzi. Per me era importante adattarmi e sviluppare qualcosa di mio“.
Il 27enne ha messo impegno nel cercare una omogeneità delle lettere e dei pezzi. E sente sempre il bisogno di fare meglio, di superare se stesso. È stato fermato più volte, colto in flagrante da passanti e carabinieri, che gli hanno preso i nominativi. Malgrado gli atteggiamenti poco amichevoli prova a di spiegare che i graffiti sono nati in un modo e hanno una determinata cultura e modo di fare.
“Se faccio qualcosa che attira l’attenzione come un disegno, qualcosa che faccia notare che non sono un semplice vandalo, forse posso espormi un po’ di più. E allora ho cercato di allenarmi anche nel riprodurre i miei disegni dal figlio al muro. Non sono un master o un pro di tutto questo, lo faccio per competere con me stesso. Mi servono i miei tempi e i miei mood per fare qualcosa e sono i momenti in cui riesco a liberarmi da ogni cosa che ho passato o che attraverso nel momento. Non cerco lo gloria. Al massimo un po’ di rispetto per non essere tappato a sfregio da chi non si rende conto delle ore o dei giorni interi, dei soldi e sacrifici che dedico a una singola parte”, prosegue Noxer.
“Con questo non voglio giustificare il vandalismo, ma sai è quel brivido, quel rischiare che comunque ti porta dietro un certo tipo di rispetto dagli altri writer. Chiaramente ci deve essere anche lo stile dietro perché tu possa ritenerti tale secondo me. Secondo il mio modo di vedere il tutto non si può fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono molti writer che studiano un casino e ogni giorno, per anni anni il proprio stile e il modo di rinnovarsi. Ci sono altri che sono contenti di quello che hanno raggiunto e vogliono la sfida del luogo nuovo o la circostanza complessa. Poi c’è chi non ha rispetto delle proprietà altrui. La tag può essere vista come vandalismo e secondo me va benissimo così per mostrare che è passato lì. Si crea una catena, non lo si percepisce se lo si vede da fuori. Se vuoi solo seguire la moda del momento per fare il trasgressore smetterai di farlo in un modo o nell’altro”, conclude.