Fino al 27 dicembre la mostra sulle sedie al Palazzo Baronale.
L’amministrazione comunale di Sorso presenta il progetto “Ti racconto una sedia“, fino al 27 dicembre, inserito nel calendario di eventi natalizi curato dall’assessorato alla cultura e spettacolo.
“Abbiamo accolto il progetto, che ci ha colpito da subito per la prospettiva di relazione che apre e contiene e abbiamo scelto di inserirlo nel calendario degli eventi di Natale per questa ragione – afferma l’assessore alla Cultura Marcella Spanu -. L’idea di unire coppie di comuni della Sardegna, utilizzando il simbolo dell’ospitalità, la sedia, ci appartiene. Quando qualcuno ci viene a trovare, lo invitiamo ad accomodarsi: la sedia è lo strumento per mettere a proprio agio l’ospite. Alla sedia d’artista, Sorso associa il prodotto d’eccellenza del nostro territorio: il vino. Abbiamo coinvolto le cantine del territorio che da subito hanno accettato di dare il loro contributo. Questa è una tappa importante ed invitiamo la Comunità di Sorso a partecipare all’inaugurazione e a visitare la mostra“.
“Sospesi tra la terra e il cielo; la sedia è trono dei Re e sgabello del buffone di corte. Ci racconta storie di vita e storie di morte: rappresenta forse la vita stessa”. Così Giampaolo Cassitta descrive ed esalta “Ti racconto una sedia” un progetto ideato e realizzato da Vittoria Nieddu che giunge al suo quarto appuntamento: dopo le tappe di La Maddalena, Nule ed Arzachena la mostra – progetto prosegue nel suo percorso itinerante per approdare, fino al 27 dicembre 2019 all’interno della splendida, suggestiva e prestigiosa cornice del Palazzo Baronale di Sorso.
Con Vittoria Nieddu gli artisti saranno: Antonella Canu, Michele Mura e Antonella Muresu, tutti originari di Ossi, Valeria Masala da Nule, Roberto Curotto da Lavagna, Pietro Paolo e Michele Marche, padre e figlio, da Arzachena, ed i “nuovi acquisti” Antonello Roggio da Sorso ed Angelo Maggi, entrambi noti ed affermati pittori della nostra isola.
Un progetto identitario che, al tempo stesso, vuol essere divulgativo della storia, della cultura, delle tradizioni della nostra isola nel connubio indissolubile tra il mare, la costa e le zone interne con l’obiettivo di rendere “una” la nostra terra e di congiungerne i poli, solo apparentemente opposti, per poi varcare il mare sino a raggiungere e contagiare il “continente”.
Con le tappe di Arzachena e Sorso si coniugheranno, ancora una volta, realtà e culture profondamente differenti.
“Ti racconto una sedia” è proprio questo. Sei artisti iniziali, un numero destinato ad incrementarsi vieppiù lungo il percorso. Ogni volta due località e due identità così, apparentemente, “lontane” tra loro che, attraverso le sedie ed il loro contenuto, si avvicineranno e, pur mantenendo ciascuna la propria vocazione, troveranno nella terra di Sardegna il luogo di incontro, di dialogo, di scambio di e tra concetti profondi da condividere, divulgare ed esportare.
La mostra-progetto, permanentemente arricchita ed impreziosita dai tappeti provenienti dal Museo del Tappeto Tradizionale di Nule sarà magistralmente presentata attraverso i “camei” di Giampaolo Cassitta, padrino della manifestazione, che, nell’occasione, come ad Arzachena, racconterà il connubio accostando a ciascuna sedia un’etichetta diversa proveniente dalle cantine produttrici Nuraghe Crabioni, Viticoltori Della Romangia, Sorso Sennori, Leonardo Bagella e Tenute Antonio Carta.
Il vino rappresenta, per eccellenza, il simbolo della cultura contadina e identitaria: la vigna, i colori dell’uva, il miracolo di un mosto che attraverso intrecci sottili diventa vino. La sedia e il vino diventano sintesi, amore per la contemplazione, per l’allegria, per il gusto di stare insieme. Quella diversità di uvaggi, quella differenza di legni e corde costruiscono la bellezza della casa, dell’aia colorata, dell’orizzonte colmo di opportunità. Il vino e la sedia sono racconto tra la fantasia dei gesti e la realtà della vita.
Dopo La Maddalena, Nule, Arzachena e, adesso, Sorso la mostra progetto proseguirà in altre località della nostra isola secondo la consueta formula del “gemellaggio”, per poi varcare il mare per raggiungere la Liguria ed infine Roma.