A Sorso il voto unanime per dire no al deposito di scorie nucleari in Sardegna

Sorso si unisce al vasto coro di no al deposito di scorie radioattive in Sardegna.

Era l’ultimo punto all’ordine del giorno della prima seduta del nuovo anno ma non certo per importanza. E infatti quella che si è aperta in aula è stata una discussione articolata, attenta e costruttiva  per la Mobilitazione degli Enti Locali della Sardegna e attivazione di azioni contro l’ipotesi di stoccaggio di scorie nucleari, anche in forma provvisoria, nei Comuni del territorio della Sardegna”che ha visto la condivisione di un’unica posizione da parte di tutte le anime che compongono il Consiglio: il voto a favore del punto da parte dell’intera assemblea si è tradotto in un secco e deciso “No”, all’ipotesi ventilata nei giorni scorsi in relazione all’inserimento della Sardegna tra i siti nazionali idonei allo stoccaggio di scorie nucleari.

Ad introdurre il tema il presidente del consiglio Andrea Mangatiache ha ricordato come già da decenni l’isola e il popolo sardo abbiano più volte dichiarato la propria contrarietà all’ utilizzo dell’isola per qualunque attività che facesse riferimento al nucleare. Facendo, in particolare, riferimento al Referendum popolare del 2011, quando il popolo sardo ha affermato il proprio no all’installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti di stoccaggio per le scorie radioattive da essi residuate o preesistenti.

“Un referendum che ha avuto un voto praticamente unanime – ha sottolineato il presidente del Consiglio – con il 97% dei votanti a dichiarare la propria contrarietà. L’assemblea dei sindaci, inoltre, nel gennaio del 2015 ha deliberato all’unanimità un ordine del giorno che respinge qualunque possibilità di stoccaggio di scorie radioattive in Sardegna – ha aggiunto – Il nostro territorio, rispetto a quello delle altre regioni è già stato il oltremodo vessato da diversi tipi di servitù statale, basti pensare che il 65% delle servitù militari italiane sono in Sardegna e questo equivale a 35mila ettari di territorio occupati. In Sardegna si trovano i tre più grandi poligoni di tutta Europa senza peraltro che il nostro territorio abbia mai auto il minimo ritorno economico. Lo Stato italiano in questo momento è in debito con la Sardegna – ha concluso – e dovrebbe pensare non ad investimenti che danneggiano l’Isola, la sua immagine a livello internazionale, la sua diversa vocazione ambientale, economica e produttiva, ma a colmare il divario rispetto alle altre regioni in tema di insularità, costi dell’energia, infrastrutture relative ai trasporti, ai collegamenti con la penisola e a una vera e piena continuità territoriale”.

Concetti sostenuti e ribaditi da numerosi consiglieri, sia di maggioranza sia di opposizione, così come dal sindaco Demelas, in una dettagliata disamina dritta al cuore della questione: la necessità di affrontare il tema con un approccio razionale e politico e in una una prospettiva nazionale all’interno della quale ogni forza in campo svolga il proprio ruolo, “il ruolo che ci compete – ha affermato – sia quando si tratta di rivendicare diritti sia quando si tratta di assolvere ai nostri doveri”.

“Quando Il 5 gennaio scorso – ha affermato il sindaco – la Sogin ha pubblicato la cosiddetta Cnapi, la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito nazionale delle scorie radioattive, contestualmente all’avviso per l’avvio della fase di consultazione pubblica, mi sono chiesto: è possibile che con tutte le questioni strategiche irrisolte che riguarderebbero la Sardegna in un confronto politico serio tra la nostra Regione e lo Stato la Sardegna finisca al centro dell’agenda politica nazionale solo quando essa serve a qualcosa? Stando agli elementi che abbiamo a disposizione, se analizziamo le questioni fondamentali, politicamente prima che tecnicamente e scientificamente, ci sono motivazioni, ragionamenti e argomentazioni politiche più che sufficienti ed evidenti per ritenere che la Sardegna non è idonea ad ospitare il deposito. La prima questione riguarda l’individuazione del sito di deposito; la seconda questione riguarda la compatibilità dell’intervento, anche in termini di investimenti, rispetto alla vocazione del territorio che andrà ad ospitare il deposito. E dobbiamo affrontarle, nel solco del riconoscimento del primato della politica, rispondendo con argomentazioni politiche forti che validino la nostra posizione come territori, all’interno di una dimensione di portata nazionale e non soltanto regionale.

Se lo Stato deve scegliere un territorio sul quale investire 2,5 miliardi di euro per il deposito di scorie radioattive, deve scegliere un territorio che rispetto a tutte le altre eventuali potenzialità economiche ha possibilità residuali. Non un territorio come quello sardo che ha il suo maggiore potenziale di sviluppo economico nella valorizzazione del proprio ambiente, del proprio patrimonio naturale e culturale, nel turismo”.

“Questa è la vera questione politica – ha proseguito il sindaco – e la politica deve dire, poiché non lo ha fatto lo Stato, che la Sardegna non può stare in quella carta tra i siti idonei. I 2,5 miliardi di euro di cui si potrebbe parlare, sarebbero non un investimento ma un danno per questo territorio. Non sono queste le risorse che servono alla Sardegna, i miliardi di cui ha bisogno la Sardegna sono quelli che servono per creare un sistema di trasporti moderno infra ed extra regionale, a mettere in piedi una continuità territoriale che abbia finalmente tutti i crismi di una vera continuità territoriale, infrastrutture che rendano competitivo il nostro sistema produttivo e lo collochino alla pari nella possibilità di competere con quello delle altre regioni della Penisola nonché a livello europeo. Questo serve, perché per il resto la Sardegna non ha bisogno dei miliardi che arrivano con il deposito delle scorie radioattive, non ha bisogno di presunti investimenti che non sono compatibili con la vocazione economica di questo territorio e lascerebbero soltanto macerie. Ecco perché alla fine sono persino ottimista nel credere che la Sardegna non potrà mai essere realmente scelta quale luogo idoneo a ospitare le scorie radioattive, perché la questione è talmente chiara che non può essere che passi un ragionamento contrario, sarebbe impensabile anche solo immaginare che le cose possano andare diversamente”.

In chiusura l’intervento del consigliere Antonello Peru, a rimarcare quanto evidenziato e, soprattutto, il plauso alla unità di ragionamento e di intenti dell’intera assemblea civica, compatta su un tema cosi cruciale per il futuro dell’isola.

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