Alessandro Vagge è tornato nella sua città natale.
“Io vivo un po’ fuori dal centro di Brescia – dice Alessandro Vagge – e so che purtroppo in città si sentono le sirene delle ambulanze a tutte le ore. Anche qui da me ne passavano diverse ogni giorno. Ora sono un po’ meno ma non è una bella sensazione. Sappiamo bene che tutti, da queste parti, hanno perso qualcuno a causa del virus, è morta tanta gente e ancora non è finita».
“Qualche tempo fa se n’è andato lo zio della mia ragazza – prosegue Vezze -. Mi preoccupo per i miei nonni che, per fortuna, vivono da sempre isolati da tutti, quindi per loro è cambiato poco. Io pochi giorni fa ho avuto la febbre ma non saprò mai se è stato il virus o una banale influenza. Comunque è passato tutto. Certamente non è facile il periodo che viviamo. C’è sempre una sensazione di pericolo, ora hanno iniziato a controllare la temperatura fuori dai supermercati» .
Vezze è rimasto in Sardegna fino a marzo, poi nel periodo più duro ha deciso di tornare in Lombardia. “Con gli altri ragazzi avevamo sentito che sarebbero stati chiusi tutti i collegamenti con l’isola e che la Lombardia sarebbe stata isolata a lungo, come poi è successo per tutta Italia. D’accordo con la famiglia ho deciso di tornare su perché volevo stare con i miei e passare queste giornate a casa, con i miei affetti”
Il tempo libero durante la quarantena è tanto. “Da quando sono tornato non sono mai uscito. Prima guardavo spesso i notiziari o leggevo i giornali ma si parla delle stesse cose e si fa la conta dei morti. Preferisco evitare ora. Vivendo in campagna ci sono tante cose da fare durante il giorno e tra gli allenamenti e altro si cerca di far passare le giornate. Poi ci sentiamo spesso con gli altri ragazzi per capire come si evolverà”. Gli allenamenti a casa non sono paragonabili ai veri allenamenti. “Uguale per tutti, tutto quello che fai a casa è per mantenere il fisico. Il prof ci ha dato un piano che tutti stiamo seguendo. Non c’è la palla, i gesti tecnici sono un’altra cosa“.
Campionato sospeso, sulla ripresa gli addetti ai lavori sono spesso in disaccordo. “Ovviamente non dipende da noi il rientro. Se potessimo decidere, con la sicurezza che tutto sarebbe fatto in modo da evitare problemi per la salute, certamente tutti vorremmo ricominciare. Ma così non è al momento”.