Serradimigni, la campionessa di Sassari andata alle Olimpiadi: “Quei giorni con Mennea e Simeoni”

Il racconto della prima cestista di Sassari alle Olimpiadi.

Marco Spissu, play della Dinamo, arriva secondo. Non sul campo ma come cestista di Sassari alle Olimpiadi. La prima, 40 anni fa, è stata Nunzia Serradimigni nell’edizione di Mosca. “Avevo vent’anni ed ero molto immatura – ricorda lei -. Ci sono andata come se dovessi partecipare a un camp estivo”. In Russia ci finisce dopo aver disputato le qualificazioni con la nazionale maggiore in Bulgaria: “35 squadre per tre posti. Siamo passate noi”. Ma il massimo traguardo per ogni atleta del globo rischia di sfumare per ragioni politiche. 65 nazioni boicottano i Giochi per l’invasione russa dell’Afghanistan e l’Italia si aggrega ai partecipanti solo all’ultimo: “Questo ci ha impedito di fare la sfilata d’inizio. L’abbiamo vista, con grande dispiacere, dalla tribuna”.

Il ricordo della Russia.

E lontana è anche la visione della capitale moscovita: “Non si usciva mai. Alloggiavamo nella palazzina Italia del villaggio olimpico sorvegliati a vista dalle guardie”. I pasti in comune con tutti gli altri atleti le permettono di conoscere mostri sacri come Pietro Mennea e Sara Simeoni e un certo Romeo Sacchetti, futuro coach dell’Italbasket: “Una bravissima persona, seria e semplice”. E se gli azzurri conquistano l’argento, le donne ottengono un magro risultato: “Seste su sei partecipanti. Siamo arrivate non al top della forma”. Ma il rammarico per Nunzia è di non aver vissuto con maggiore consapevolezza l’esperienza: “Avessi partecipato cinque o sei anni dopo me la sarei goduta di più”. Dalla Russia pochi i ricordi materiali: “Non ho più la divisa olimpica. Mi è rimasta la borsa col logo dell’Italia e un certificato che attesta la mia partecipazione”. Una volta rientrata in Italia prosegue la sua carriera tra Roma, Avellino e Bari, fino al ritiro a 32 anni.

Non resta poi che ritornare a Sassari: “Ho fondato una mia società, ‘Sportissimo’. Insegno il basket ai bambini dai cinque ai dieci anni sulla base di due comandamenti: divertirsi e rispettare le regole”. Tra le centinaia di allievi allenati uno farà carriera, Marco Spissu: “A 9 anni giocava come un adulto e sapeva già in anticipo qualsiasi cosa gli proponessi. Soprattutto faceva sempre canestro da qualsiasi posizione”. Un predestinato, insomma, che nel tempo ha affinato con tanto lavoro le sue potenzialità: “Ha una grande testa e molta freddezza. Questo gli permette di gestire al meglio le situazioni”. Sulle prospettive della nazionale a Tokyo Nunzia, per scaramanzia, non si sbilancia: “Dico solo che le avversarie del girone sono alla nostra portata”. Quanto al futuro di Mini Spi, corteggiato da importanti squadre europee come il Baskonia: “E’ il momento giusto. Potrebbe fare un’esperienza di grande crescita e magari giocare l’Eurolega”. Ma prima dell’Europa le Olimpiadi di basket, in programma in Giappone dal 25 luglio all’8 agosto, dove Spissu potrebbe recitare un ruolo da protagonista.

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