L’atleta sarda di Uri Rita Cuccuru.
Da Aachen a Uri e dall’Emilia a Tokyo. Rita Cuccuru, classe 77, sarda nata in Germania, punta le paralimpiadi nipponiche del 2021. Per riuscirci deve entrare tra le magnifiche dieci del paratriathlon mondiale. “Ci proverò. La competizione per me è una droga”, ci rivela al telefono da Maranello dove lavora da 23 anni. Un sogno, quello olimpico, sbocciato però dall’incubo: nel 1995 l’incidente che la priva dell’uso delle gambe. “Dopo ho deciso di fare del mio meglio con quello che era rimasto di me. E di me era rimasto tanto”, ripercorre quei momenti.
A dimostrarlo la tenacia da iron woman con cui affronta le prove della sua specialità: nuoto, handbike e wheelchair (carrozzina). Per la bici spinta solo dalle braccia prova una passione speciale: “Con lei mi sento padrona della strada. Una volta, in discesa da Capo Caccia, ho superato gli 80… E no, non ho paura. Mai”. Un bolide che ha personalizzato aggiungendovi “Emilia”, nome della madre scomparsa, e la bandiera dei 4 mori. Ma proprio in sella al “missile” ad alta tecnologia, lo scorso giugno, Alex Zanardi trova il secondo tragico impatto della sua carriera. “Non se lo meritava – dice Rita, commossa – è una bellissima persona che ha fatto tanto per i disabili”.
Un perfezionista, l’ex pilota di formula 1, tratto in comune con l’atleta sarda, che vive a 360° la sua vocazione, dal training all’alimentazione monacale. “Non posso permettermi neanche un piatto di culurgiones…”, confessa. Un’impresa in solitaria, quasi ossessiva da compiere mentre sta per sorgere l’alba dai cinque anelli olimpici nel sol levante: “È il mio sogno, fin da bambina”. E al palmares di Rita, tra Europei e Coppe del Mondo, manca solo la preziosissima medaglia d’oro.