La preoccupazione del presidente dell’AICS di Sassari Cassano.
Non nasconde la preoccupazione per la crisi che il settore ludico-sportivo condivide con l’intera economia in questi mesi. “Siamo sempre ottimisti per l’avvenire – gli preme specificare -, ma non posso nascondere che temiamo che molti dei nostri affiliati non riescano più a ripartire“. Franco Cassano è il presidente del Comitato dell’AICS di Sassari, l’associazione italiana cultura e sport. Un ricco bagaglio di esperienze in giro per l’Italia e all’estero sempre nell’ambito socio-culturale, che non gli è stato d’impedimento nel prodigarsi con il suo incarico nel Comitato provinciale fin dal 1991.
Come avete affrontato l’anno della pandemia?
“È stato un approccio pratico, nei limiti delle possibilità. A livello nazionale siamo uno degli enti di promozione col maggior numero di iscritti, quindi abbiamo avuto un bel daffare. Di fronte ad associazioni e società sportive, nonché circoli privati, con attività azzerate, si è mantenuto un costante contatto telematico per non far sentire nessuno solo e sfruttare al meglio il momento di stallo, anche approfittando a portare avanti molta formazione a distanza per istruttori e dirigenti. Con lungimiranza, poi, abbiamo avanzato una proposta importante al Ministero dello sport e siamo riusciti a creare un fondo, per i giovani fino ai 17 anni, che non potranno permettersi di pagare le rette per le attività fisiche a causa delle diffuse difficoltà finanziarie, non appena si potrà ricominciare”.
Sono stati i non agonisti a soffrire di più…
“Ovviamente, perché sono del tutto fermi e, soprattutto, hanno affrontato spese importanti per mettere in sicurezza gli ambienti, pensando di riavviare i corsi nella nuova stagione. Invece, si sono trovati bloccati un’altra volta. I ristori ci sono, ma non possono essere la via maestra per chi ha investito tutto ciò che aveva e, spesso, dell’attività ha fatto un vero e proprio lavoro di cui vivere. Confidiamo nei vaccini, in primo luogo perché si possa superare la paura di stare in gruppo che si è sviluppata, e nel nostro ambito è la cosa peggiore”.
Il vostro impegno va ben oltre lo sport…
“L’AICS è sempre stata impegnata dal punto di vista civile a tutto tondo, poiché ogni cosa è collegata. Per me è un grande onore che la nostra sede sia in quella proprio di una scuola dismessa, qui in Via Cedrino, che per anni era stata occupata e resa contesto di situazioni non edificanti. Adesso siamo un vero punto di riferimento per l’intero quartiere di Latte Dolce, un centro di aggregazione e accoglienza che ha contribuito a trasformare notevolmente il territorio, oltre che un termometro per la situazione sociale provinciale. Si conti, per esempio, il nostro accreditamento presso la Regione Sardegna per l’orientamento e accompagnamento al lavoro“.
Quali altre attività vi vedono in prima linea?
“Esiste l’AICS FP, un ente accreditato per la formazione professionale e il conseguente rilascio di certificazioni ufficiali per una serie di mestieri; hanno sofferto anche i nostri studenti da ultimo, perché non sempre siamo riusciti a fare didattica in presenza, ma è comunque la formula che abbiamo privilegiato. Inoltre, e ci tengo a sottolinearlo, l’AICS nazionale ha un proprio tour operator interno e presto apriremo anche presso la nostra sede uno sportello turistico; ciò consentirà di promuovere – speriamo presto – viaggi di esplorazione della Sardegna collegati sia ad aventi sportivi sia alla vita studentesca, puntando sul turismo ambientale e la valorizzazione dei borghi. La web TV, a breve operativa, ci consentirà di presentarci e interagire meglio con chiunque”.
Flessibilità e unità sono il senso del mondo AICS?
“Niente di più vero. Sport, salute, formazione, divertimento, condivisione e crescita. Ci muoviamo in tutti i campi di interesse della società civile, ne restiamo parte integrante e realizziamo obiettivi importanti di cui andare fieri”.