Il caso della nuova statua di Stintino.
A Stintino è stata inaugurata venerdì scorso la “Statua della pace”, una statua in bronzo donata dalla Fondazione sudcoreana Consiglio Coreano per la giustizia e la memoria della schiavitù sessuale militare da parte del Giappone. La statua raffigura una donna dai tratti orientali seduta vicino a una sedia vuota, simbolo delle “donne di conforto” reclutate durante la Seconda guerra mondiale per servire l’esercito giapponese.
L’evento ha attirato l’attenzione dell’ambasciatore giapponese in Italia Satoshi Suzuki, che ha incontrato la sindaca Rita Vallebella per chiedere di rimandare l’inaugurazione e di modificare la targa accompagnatoria della scultura. Quest’ultima contiene un passaggio contestato dal Giappone, che sostiene di aver riconosciuto i propri crimini nel 1992 e di aver già risarcito le vittime.
Le “donne di conforto” rappresentano un tema delicato tra Giappone e Corea del Sud, nonostante gli sforzi di alleanza tra i due paesi. Entrambi hanno annullato un accordo nel 2018 che mirava a risolvere la questione delle compensazioni per le vittime, e tensioni simili sono emerse anche riguardo ad altre statue simboliche erette in tutto il mondo, comprese quelle a Seul, Busan, e Berlino.
La sindaca Vallebella ha dichiarato di voler verificare la posizione ufficiale della Corea del Sud sull’evento, ma ha ribadito che il focus rimane sulle donne vittime di violenza durante la guerra, inclusi altri casi attuali di violenze in giro per il mondo.