Caos sul Green Pass a Sassari, bar e ristoranti divisi. E c’è l’incognita sui dipendenti no vax

Caos sul Green pass a Sassari.

Green pass sì, Green pass no. L’argomento tiene banco tra i cittadini, divisi tra quanti si sono vaccinati e altrettanti che non credo all’efficacia come i no-vax, ma soprattutto tra i titolari delle attività commerciali come bar, ristoranti e palestre. Lo scetticismo regna anche tra le associazioni di imprese, come la Confesercenti, che preme affinché si velocizzi la campagna vaccinale.

La richiesta di certificazione in ristorante.

“L’obbligo della verifica del Green pass sarà sostanzialmente impossibile – afferma Paolo Figus, titolare del ristorante La Patigia -. Se in ristorante entrano 80 persone, come faccio a chiedergli la certificazione? È qualcosa di impossibile. Siamo lavoratori e non vigili urbani. Tra l’altro mi pare un modo per spaventare le persone, allora non resta che vaccinarsi per uscire quanto prima dall’incubo“.

Baristi e non ispettori sanitari.

Non sono d’accordo all’obbligo del Green pass anche i baristi, che guardano con diffidenza il provvedimento e temono nuove chiusure. “Siamo baristi, ma ci scambiano per vigili urbani e ispettori sanitari. Non possiamo sdoppiarci e fare cose oltre le mansioni che ci competono – afferma Emanuele Sini, titolare del bar Diamond -. Questi provvedimenti ci mettono in seria difficoltà e ho paura che l’obbligo qualora non fosse applicato come si dovrebbe ci costerà ulteriori chiusure. È assurdo lavorare con questi ricatti“.

Restrizioni anche per gli accessi in palestra.

Non se la passa meglio nemmeno chi, come Roberto Maccioni, ha un ristorante ed una palestra. Entrambe luoghi nella quale viene chiesto il Green pass. “Credo che sia l’ennesimo fallimento delle istituzioni. Perché ne devono fare le spese palestre, ristoranti e bar? Perché devo essere costretto a fare il vigile? E perché se un mio cliente non si vuole vaccinare io sono costretto a perdere denaro? È evidente che alla politica e alle case farmaceutiche la batosta che ci ha sommerso l’anno scorso ha interessato poco visto che anche adesso ci vogliono mettere i bastoni tra le ruote e impedirci di lavorare in serenità. Sono un personal trainer pagato per dare un servizio nel mio centro, non per controllare se il mio cliente è vaccinato. Siamo governanti da chi non ha mai lavorato ed è logico che non potranno mai capire le dinamiche della gente comune che ogni giorno si alza per portare il pane a casa“.

Regna lo scetticismo.

Tra le associazioni d’impresa è forte lo scetticismo. La Confesercenti preme sulla campagna vaccinale e si pone diversi interrogativi. “Se un titolare o un dipendente non ha il Green pass, che succede? Ancora il ministero del Lavoro non ha fornito direttive all’Inail o all’Inps e tutto resta a discrezione del datore di lavoro – afferma Giuseppe Boccia, presidente della Confesercenti nella provincia di Sassari -. Il cliente in questo passaggio sarà fortemente condizionato e mi chiedo chi prediligerà andare da un non vaccinato rispetto ad un vaccinato. È ora di accelerare in questo ambito, altrimenti si rischia di alleggerire l’efficacia visto che con il trascorrere del tempo il virus muta“.

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